La parola solidarietà passa di bocca in bocca tra gli abitanti delle iconiche vele. Tante voci, ma un desiderio comune: non lasciare che nessuno rimanga indietro. È la premessa che ha dato vita alla Brigata di appoggio mutuo – Bam: un’organizzazione di volontari, associazioni e attivisti di Scampia, a Napoli, nata per fronteggiare i danni sociali, oltre che economici, derivanti dall’emergenza Covid-19. Ad oggi sono circa trecentocinquanta le famiglie aiutate, alcune delle quali composte da più di dieci persone. Famiglie situate prevalentemente a Scampia e nel vicino campo rom, ma anche in altri quartieri a rischio povertà, tra cui Chiaiano, Piscinola e Secondigliano.
Un supporto fatto di distribuzione di beni di prima necessità a chi ne ha bisogno e di tutela del complesso tessuto sociale del quartiere: la Brigata di appoggio mutuo ha infatti anche istituito uno sportello legale che possa offrire consulenza a chi vive difficoltà lavorative, un centralino telefonico per le emergenze e sta attualmente attivando anche sportelli per consulti medici, pediatrici, psicologici ed educativi.
L’iniziativa ha preso avvio da un crowfunding lanciato su Facebook dall’associazione “Chi Rom e… chi no”, nata nel 2002 per favorire l’inclusione tra i vari settori sociali di Scampia, coinvolgendo anche gli abitanti del vicino campo rom. All’appello hanno aderito da subito anche altre realtà come la rete dei Gesuiti, delle Suore della Provvidenza, della comunità del Lasalliani, ma anche altre associazioni attive nel quartiere, tra cui il collettivo autonomo “Magma”, e singole persone che semplicemente avevano l’istinto di aiutare chi sta vivendo questa fase con difficoltà.
Fondamentale, per tutte le parti coinvolte, l’attenzione nei confronti dell’educazione, supportata attraverso iniziative come laboratori a distanza per bambini: ma in un quartiere dove il tasso di dispersione scolastica è molto alto, l’istruzione a distanza può concretizzarsi in un ulteriore abbandono soprattutto da parte di quegli studenti che a casa non dispongono di un computer o della rete internet, in particolare dei minori che vivono nel campo rom, un agglomerato di circa trecento persone.
“Stiamo lavorando per riuscire a fornire almeno un tablet a quei bambini che non possono seguire le lezioni a distanza – dice Monica Riccio di ‘Magma’, coinvolta nella gestione del progetto insieme alle altre associazioni -. Con Bam ci siamo attivati sin da prima del lockdown, perché avevamo immaginato che questa situazione avrebbe rappresentato uno svantaggio per le fasce deboli. Nel quartiere molte persone sono costrette a lavorare in nero, soprattutto donne che svolgono la professione di badanti o di cameriere in case di privati, ma anche di operaie. Con il protrarsi dell’emergenza, le loro famiglie non possono nemmeno mettere il piatto a tavola. Le persone erano in difficoltà già prima, ma adesso è un vero e proprio dramma. Riceviamo chiamate di aiuto ogni giorno”.
A Scampia sono ormai passati gli anni delle faide di camorra e le principali piazze di spaccio si sono ormai spostate altrove, ma il disagio sociale resta, così come episodi di criminalità. Circa il 61% della popolazione è disoccupata: un dato che lo rende il quartiere con il maggior tasso di disoccupazione della città e uno dei più alti in tutta Italia. Inoltre il 42% degli abitanti appartiene a una fascia svantaggiata. Percentuali che si traducono in numeri altissimi se si pensa che, nel quartiere, vivono stabilmente più di 40.000 persone, per lo più appartenenti a tessuti sociali diversi, qui aggregati principalmente dopo il terremoto che nel 1980 devastò l’Irpinia. Una situazione di disagio che il protrarsi dell’emergenza Covid-19 non può che aggravare.
“Il senso del nostro movimento non è solo fare la spesa a chi non può permettersi di acquistarla – continua Monica Riccio – ma creare una rete di persone che camminano insieme, anche se separate dal distanziamento sociale. Siamo in contatto con realtà solidali presenti in tutta la città e anche a Roma e Milano, per ampliare la nostra rete. Di Bam fanno parte giovani di collettivi sociali, membri di associazioni di volontariato, volontari delle parrocchie: si tratta di identità diverse che speriamo sviluppino una solidarietà comune. Una solidarietà che speriamo possa durare anche dopo la fine dell’emergenza. Scampia lo merita”.
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