Due arresti eccellenti, entrambi avvenuti nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che tenta di far luce sugli affari del clan camorristico Schiavone-Venosa. A finire in manette sono stati Massimo Venosa, quarantaquattrenne originario di San Cipriano d’Aversa, e l’aversano Salvatore Frattoluso, trentotto anni. Al provvedimento contro Venosa, condannato in via definitiva a dieci anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, è stata data esecuzione questa mattina dagli agenti della polizia di Stato della Questura di Caserta, al termine di un lungo percorso processuale che, dopo una sentenza della Corte d’Appello di Napoli, si è conclusa con il rigetto del ricorso da parte della Suprema Corte di Cassazione.
La cattura arriva a solo due giorni di distanza dal fermo di Frattoluso, avvenuto sabato 22 febbraio, anche in questo caso a seguito di una condanna a nove anni e quattro mesi di reclusione con interdizione legale durante la pena e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per entrambi gli arrestati, gli inquirenti hanno dimostrato un ruolo attivo e notevoli responsabilità in un sistema di traffico di stupefacenti avvenuto a Napoli fra l’agosto del 2014 e il maggio del 2015, quadro aggravato dalla riprovata attività di supporto alle attività del clan dei Casalesi. Al termine delle formalità di rito, i due sono stati scortati dagli agenti di polizia presso le case circondariali competenti per territorio.
Sempre nel corso della mattinata odierna, i carabinieri del nucelo operativo di Giugliano in Campania hanno arrestato Petkò Nikolov Petkov, il cinquantenne originario della Bulgaria sul quale pendeva un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità giudiziarie della repubblica bulgara. L’uomo è stato localizzato a seguito di un lungo e certosino lavoro investigativo da parte dei militari dell’arma, i quali lo hanno identificato e circondato mentre si trovava in un’abitazione sita a Licola mare, nella quale risiedeva da alcuni giorni. Petkov, che risultava avere già diversi precedenti, dovrà ora rispondere di violenza, minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale, lesioni personali e procurato allarme, tutti reati commessi nel proprio Paese d’origine.
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