A circa un mese dalla riapertura dei cinema, per festeggiare l’avvento dell’estate e la morsa delle restrizioni che va allentandosi, quale modo migliore di farlo se non andando a vedere un bel Film in sala? Soprattutto se il film inizia con un mega-party; o meglio, per essere più precisi, un “drinking race”, che consiste nel correre e bere allo stesso tempo. I primi tre frenetici minuti di “Un altro giro” sono proprio così. Il film danese che ha vinto l’oscar come miglior film internazionale sta spopolando anche nei box office italiani. Il regista Thomas Vinterberg si ricongiunge con Mads Mikkelsen dopo circa 8 anni, dai tempi de “Il Sospetto”, che fu anch’esso candidato agli oscar del 2014. Ma quell’anno, a portarsi a casa la statuetta fu il capolavoro di Sorrentino “la Grande bellezza”. Questa volta invece hanno fatto il colpaccio. L’ambito premio cinematografico è andato ad “Un altro giro” che si è fatto scegliere senza il minimo dubbio. Quattro insegnanti amici, per migliorare il proprio status sociale e professionale, iniziano un esperimento con l’alcol seguendo la teoria del noto psichiatra Finn Skårderud Dopotutto, chi non vorrebbe un professore con un piede in “L’Attimo fuggente” e l’altro in “Giorni perduti”?
Umilmente rivolgo i miei complimenti al regista Vinterberg, per la sua regia sorprendentemente intima ed introspettiva, capace di farti perdere la cognizione temporale, facendoti passare serate in amicizia tra un drink e l’altro insieme ai protagonisti.
Probabilmente aiuta il fattore nostalgia; chi non ricorda con un pizzico di malinconia le sbornie con gli amici, e soprattutto i ritorni a casa cercando di non fare rumore? Camera a mano magistralmente gestita, focali lunghe ed aperte confluiscono nell’immersione più totale. Così come il montaggio intenso ed allo stesso tempo frenetico, la fotografia di Sturla Brandth Grøvlen, senza troppi complimenti ti catapulta sotto il cielo danese, prediligendo la naturalezza, senza aver paura di essere sporca quando serve ed incantevole nei momenti più malinconici.
Bere o non bere, questo è il dilemma. Beh, l’interpretazione di Mikkelsen è semplicemente straordinaria, non c’è molto da aggiungere. Con la capacità di farti provare ciò che prova il personaggio prima di vedere le sue reazioni. Anche se il simpatico Mads con l’espressione che si ritrova, quando ti guarda teneramente sembra che voglia dissezionarti e gustarti un pezzettino alla volta; ma questa è un’altra storia. I co-protagonisti Lars Ranthe, Thomas Bo Larsen e Magnus Milland mantengono l’ingranaggio ben oliato; a quanto sembra, interpretare personaggi quasi sempre brilli non risulta tanto difficile in Danimarca. Lo stesso Vinterberg non era poi così sicuro che fosse tutta “recitazione” insomma… L’unica nota dolente è per l’affascinante ed attraente Maria Bonnevie (Moglie del protagonista), a tratti un po’ troppo didascalica; ma nonostante tutto anche lei regge bene la scena.
Morale della favola, Un altro giro è un elogio alla vita, un invito a vivere appieno, ma nel modo giusto, trovando equilibrio nelle cose.