Mentre il costo della vita è in costante aumento, gli stipendi degli italiani non solo non seguono l’incremento dell’inflazione ma addirittura scendono, complice la stagnazione di Pil e produttività, perdono 2 posizioni nelle classifiche internazionali posizionandosi al 25esimo posto su 36 del gruppo Ocse e all’11esimo su 17 dell’Eurozona. Lo rivelano i dati dell’Osservatorio JobPricing.
Anche in termini di crescita, i salari italiani si dimostrano il fanalino di coda: negli ultimi trent’anni hanno perso il 2,9%, unici del gruppo a non essere aumentati. Secondo lo studio, sono stagnanti le retribuzioni annue mentre l’inflazione cresce, con la conseguenza che gli italiani perdono potere di acquisto.
Stipendi, Italia in fondo alla classifica.
I primi posti della classifica sono tutti occupati dai paesi baltici dove il salario medio annuale è più che triplicato negli ultimi 25 anni, mentre in alcuni paesi dell’Europa centrale (Ungheria, Slovacchia) è raddoppiato.
Al primo posto, spicca la Lituania: in dieci anni, gli stipendi hanno segnato +276%. Seguono l’Estonia (237%) e la Lettonia (200%). Tra le grandi economie europee, la Germania segna aumenti del 33% e la Francia del 31%. Anche Grecia e Portogallo fanno meglio di noi: nei due Paesi i salari hanno segnato rialzi mesi rispettivamente del 30 e del 13%.
Ma quanto guadagna in media un lavoratore in Italia? Secondo i dati Eurostat riferiti al 2021 la retribuzione annua netta media di un dipendente single a tempo pieno senza carichi familiari è di 22.339 euro, a parità di potere d’acquisto, cioè tenendo conto dei prezzi nei diversi Paesi, contro i 29.776 della Germania e i 24.908 della Francia.
In Italia, le buste paga sono più leggere. In particolare, quelle dei giovani. Qui i dati Eurostat arrivano al 2019 e si riferiscono alle retribuzioni medie lorde mensili di chi ha meno di 30 anni: 1.741 euro in Italia contro 1.914 in Francia e 2.114 in Germania.