A pochi giorni dal centenario della fondazione del Partito comunista italiano (che nacque a Livorno il 21 gennaio 1921, durante il diciassettesimo congresso dei socialisti italiani) se ne va a quasi 97 anni (li avrebbe compiuti a marzo) lo storico dirigente comunista, giornalista, politico, scrittore e sindacalista Emanuele Macaluso. La morte è avvenuta stanotte a Roma, all’ospedale Gemelli, dove era stato ricoverato per problemi cardiaci aggravati dai postumi di una caduta.
Siciliano purosangue, nato a Caltanissetta il 21 marzo 1924, fu iscritto al Pci fin da giovanissimo, dal 1941, quando, sotto il fascismo, lui e i compagni di partito erano costretti ad agire in clandestinità. Esponente di spicco del movimento sindacale siciliano nonché giovane segretario regionale della Cgil tra il 1946 e il 1951, fu testimone diretto, il primo maggio 1947, della tristemente celebre strage di Portella della Ginestra, durante la quale il bandito Salvatore Giuliano sparò contro la folla uccidendo undici lavoratori e ferendone numerosi altri. Nell’immediato secondo dopoguerra, fu prima deputato regionale del Pci, per poi entrare nel comitato centrale nel 1956 fino a passare alla direzione del partito quattro anni più tardi e, poi, nella segreteria politica nel 1963, all’inizio con Palmiro Togliatti, quindi con Luigi Longo e, infine, con Enrico Berlinguer. Allo scioglimento del Pci aderì al Pds. Prima deputato e poi senatore, ha mantenuto l’incarico parlamentare fino al 1992, anno nel quale ha lasciato la politica attiva.
Da sempre attento osservatore della realtà, dotato di penna acuminata e notevoli capacità d’analisi, nel 1982 diventò direttore del quotidiano L’Unità, alla cui guida restò per i successivi quattro anni. Si firmava “em.ma” e alla direzione del giornale del partito si trovò a dover gestire anche i complicatissimi giorni della morte di Berlinguer. Col ritiro dalla politica attiva, si dedicò quasi completamente alla scrittura e al giornalismo. Nel 1996, fondò la rivista Le nuove ragioni del socialismo, ma poi ha continuato a scrivere per anni anche per altri quotidiani, in veste di editorialista e commentatore politico, tra gli altri per La Stampa, Il Mattino e Il Riformista, giornale che ha diretto nel 2011 e 2012, fino alla chiusura. Nel 2015 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.
Nel corso dei decenni, ha scritto molti libri per case editrici come Editori riuniti, Marsilio, Rubbettino, Rizzoli, Feltrinelli. Tra queste pubblicazioni, vanno ricordate almeno La mafia e lo Stato (1971), Mafia senza identità. Cosa Nostra negli anni di Caselli (1999), Al capolinea. Controstoria del Partito Democratico (2007), Politicamente s/corretto (con Peppino Caldarola, 2012) e Comunisti e riformisti. Togliatti e la via italiana al socialismo (2013). Presente anche su Facebook, sulla pagina personale chiamata EM.MA in corsivo, ha continuato a scrivere fino a pochi mesi fa, con la lucidità di sempre. Del 21 ottobre scorso, infatti, è il suo ultimo articolo pubblicato sul social network e intitolato Il confronto che ci serve, nel quale auspica di “avviare un dibattito tra le forze politiche, e all’interno stesso dei partiti, per valutare la situazione italiana e mondiale. A questo fine, trovare il modo di avviare un confronto pubblico coinvolgendo anche gli strati intellettuali e manageriali che hanno responsabilità sociali, e anche i sindacati. Bisogna cercare una vita d’uscita. È ormai evidente – scrive amaramente – che il governo attuale, con tutta la buona volontà del suo presidente, non è in grado di guidare l’Italia in ore difficili come queste. Occorre, quindi, una maggiore convergenza di forze diverse, per trovare soluzioni possibili sul piano economico, sociale e anche su come affrontare la pandemia. Mi pare che non vi sia un’azione adeguata al cospetto della crisi. Occorre una maggiore consapevolezza per radunare le forze che possono dare un contributo e maggiore certezza al domani del Paese. Vorrei sollecitare il Pd ad avere un’iniziativa su questo fronte dato che, in questa fase, sembra che amministri solo l’esistente e non costruisca il futuro“.
Cordoglio per la morte di Emanuele Macaluso è stato espresso dal mondo della politica italiana (soprattutto nel centrosinistra) e dai più importanti rappresentanti delle istituzioni, a partire dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (anch’egli siciliano, che ha sottolineato “l’acuta intelligenza e il senso del bene comune” del suo conterraneo) e, stamattina in Senato, dal presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, che ha parlato di “un grande protagonista della vita politica e culturale italiana“; ma anche dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli, dal commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, dal ministro della Salute Roberto Speranza e dal vicesegretario del Partito democratico Andrea Orlando.

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