S’intitola L’occhio anarchico del cinema la preziosa rassegna cinematografica che inizia oggi pomeriggio a Napoli (alle 18,30, con ingresso libero fino a esaurimento posti) presso gli Archivi Mario Franco di Casa Morra (in salita San Raffaele 20/c, a poche centinaia di metri dalla fermata Materdei della metropolitana Linea 1) e andrà avanti ogni mercoledì e giovedì fino al 26 marzo.
Curato dallo stesso Mario Franco, con la perizia cinéphile che ne ha sempre caratterizzato la carriera di storico del cinema e operatore culturale, il ciclo di film assume come proprio manifesto ideale e ideologico una celebre frase di un maestro realmente anarchico come Luis Buñuel, il grande regista ispano-franco-messicano che parlava dei possibili effetti del cinema da lui amato utilizzando questa frase di enorme suggestione: “Basterebbe che la bianca palpebra dello schermo potesse riflettere la luce che le è propria per far saltare l’universo“. E i film selezionati da Franco, in effetti, si rifanno proprio a questa idea di cinema di derivazione anarco-libertaria, che non ha come suo fine primario quello di intrattenere o distrarre gli spettatori, ma piuttosto di provocarli, sottraendoli alle loro abitudini e ai loro pregiudizi, in modo da smascherarne il moralismo ipocrita e mettere alla berlina, spesso attraverso il ricorso a un’ironia feroce, le miserie piccolo-borghesi del contesto sociale circostante.
L’apertura di oggi pomeriggio è affidata a tre film brevi inseriti nel panorama delle avanguardie storiche d’inizio Novecento, perfetti come introduzione all’intera kermesse: L’étoile de mer di Man Ray (1928), ispirato alla poesia surrealista di Desnos; il fondamentale Un chien andalou di Buñuel (1929), col più famoso taglio della palpebra della storia del cinema (nella foto); e À propos de Nice di Jean Vigo (1930), opera prima di un autore entrato nelle enciclopedie pur essendo morto a soli 29 anni. Proprio di Vigo, considerato uno tra i maestri assoluti della settima arte più poetica e personale, sarà proposta nelle settimane successive l’intera breve ma densissima e decisiva filmografia, composta, oltre che dall’esordio anche da La Natation par Jean Taris (1931) e dai due capolavori Zéro de conduit (1933) e L’Atalante (1934). Un altro doveroso omaggio inserito in programma è quello allo stesso Buñuel, del quale saranno proiettati anche il documentario proibito sotto la dittatura franchista Las Hurdes (1932) e Quell’oscuro oggetto del desiderio (1977), corrosivo e onirico ultimo film del grande regista, previsto per il secondo appuntamento di domani, giovedì 20 febbraio.
Gli altri film in cartellone sono Sacco e Vanzetti (1970) di Giuliano Montaldo il 5 marzo (premiato a Cannes per i protagonisti Gian Maria Volonté e Riccardo Cucciolla e per la celebre ballad di Joan Baez Here’s to you), Ken Park (2002) di Larry Clark il 12, La montagna sacra (1973) di Alejandro Jodorowsky il 19, Bande à part (1964) di Jean-Luc Godard con la sua musa Anna Karina il 25 e, in conclusione di rassegna, Boxcar Bertha (1972) di Martin Scorsese. Insomma, i cinefili avranno certamente pane per i loro denti.
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