È finalmente giunta ad un giusto epilogo, al secondo grado di giudizio, la terribile e lunga storia di abusi sessuali perpetrati ai danni delle proprie figlie da un padre che, per le due bambine, si era trasformato nel più terribile degli orchi. La drammatica vicenda ha avuto luogo a Licola, in provincia di Napoli: autore del terribile delitto è un imprenditore quarantaseienne del luogo che, come emerso dalle indagini degli inquirenti, per quattro lunghi anni avrebbe abusato delle due figlie minorenni, all’epoca dei fatti di appena nove e tredici anni, durante le visite domenicali di queste ultime a casa della nonna, con cui l’uomo conviveva dopo la separazione dalla madre delle bambine.
Approfittando dei momenti in cui l’anziana madre era addormentata, l’orco avrebbe abusato a turno delle due figlie le quali, coinvolte separatamente, non erano consapevoli di essere vittime entrambi della follia paterna. A rompere, finalmente, il muro di silenzio attorno alla vicenda sarebbe stata la più piccola delle due, principale oggetto degli abusi, che dopo molto tempo ha trovato il coraggio di raccontare tutto alla madre, seguita dopo poco dalla sorella più grande. L’uomo, condannato in primo grado dal Tribunale di Napoli nord agli arresti domiciliari, è stato condannato in appello a dieci anni di reclusione e al pagamento di centomila euro alle figlie a titolo di risarcimento. Soddisfatta la madre delle giovani vittime, che ha espresso la propria approvazione verso una sentenza che rende, dopo molto tempo, giustizia alle proprie figlie.
Altro arresto avvenuto nel Napoletano, questa volta per furto, è stato quello eseguito dalla squadra mobile della polizia di stato partenopea ai danni di B.G., trentunenne del luogo gravemente indiziato per il reato di rapina a mano armata. Il fatto risalirebbe al novembre del 2019 quando l’uomo, alla guida di uno scooter, avrebbe affiancato un’auto ferma a un semaforo sito in via Foria, intimando al conducente di consegnargli l’orologio Rolex, dal valore di circa cinquemila euro, che il malcapitato portava al polso. Per il malvivente, identificato grazie ad una serrata attività d’indagine, è scattata la misura della custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli.
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