Continua la situazione di stallo che si è creato sul Superbonus. Su tutto il territorio nazionale sono fermi 90mila cantieri, per un totale di 15 miliardi di euro di crediti fiscali bloccati. Oltre 25mila, le aziende a rischio fallimento, soprattutto piccole e medie imprese. Di conseguenza sono a rischio 130mila posti di lavoro.
Lo stallo è sopraggiunto specialmente a causa della raggiunta capienza fiscale da parte delle banche, pari a 81 miliardi di euro, mentre il totale del “giro d’affari” dei bonus per l’edilizia ha raggiunto la quota di 110 miliardi, cifra assai superiore, peraltro, rispetto ai 72 miliardi inizialmente stimati. A dare un quadro chiaro della situazione è un dossier del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale il solo superbonus vale 61 miliardi, ben 25 miliardi in più rispetto alle stime di partenza: vuol dire che l’errore di previsione corrisponde a uno scostamento del 70%.

Secondo Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa, una possibile soluzione passa attraverso la discesa in campo delle regioni: “gli enti regionali, con le loro società finanziarie, possono acquistare dalle banche i crediti fiscali che il settore bancario non può più gestire a motivo del raggiungimento dei limiti stabiliti dalle norme tributarie”. “Nella attuale situazione – continua Ferrara – servono immediatamente 5 miliardi di euro per evitare il fallimento di migliaia di imprese, in particolare quelle di dimensione più piccola, a corto di liquidità”.
Unimpresa chiede quindi al Governo di convocare urgentemente i presidenti di regione e di discutere una azione organica per risolvere il blocco dei cantieri e il consequenziale dissesto di molte attività di impresa, non solo nel campo dell’edilizia in senso stretto, ma anche di molte attività connesse alle ristrutturazioni e ai lavori. “A quanto ci risulta, alcune regioni stanno già andando in questa direzione, ma si tratta di pochissimi casi. Serve un piano nazionale, che coinvolga tutti i territori, altrimenti si creerebbero insopportabili disparità di trattamento” – ha sottolineato Ferrara.

Su l’attuale stallo del Superbonus e intervenuto anche, Antonio Frezza, chief marketing and sales Pmi di Sace, in un’intervista rilasciata al Sole24Ore, ha detto che, “Sace si è mossa velocemente per inglobare quanto previsto dal decreto (Aiuti quater) in modo che la garanzia fosse immediatamente utilizzabile per le aziende. Per questo motivo, abbiamo subito attivato i canali di collegamento con le associazioni di categoria, a partire dall’Ance (l’Associazione nazionale costruttori edili), per promuovere tutti gli strumenti previsti dalla legge. E, sempre con l’Ance, abbiamo in programma di far partire, a breve, dei programmi di informazione e formazione per gli associati per far conoscere tutte le opportunità che Sace è in grado di offrire alle imprese del settore edile. Parliamo di una gamma ampia di strumenti per rispondere alle diverse esigenze: dalle cauzioni a supporto dell’attività alle coperture contro i rischi in cantiere e della costruzione”.
L’importo del finanziamento assistito da garanzia Sace potrà coprire fino al 90%, e non potrà superare il livello maggiore tra il 15% del fatturato annuo totale medio dell’impresa beneficiaria relativo agli ultimi tre esercizi conclusi o il 50% dei costi sostenuti dall’impresa per fonti energetiche nei 12 mesi precedenti il mese di richiesta di finanziamento. Questo requisito va dimostrato con fatture (o documenti equivalenti) relative alle spese energetiche sostenute. Frezza prevede anche che le prime richieste da parte delle aziende arriveranno tra qualche settimana. Finora ammontano a 18 miliardi le garanzie emesse da Sace con SupportItalia.
