Torna sotto i riflettori, ancora per episodi di violenza, il carcere di Santa Maria Capua Vetere, nella provincia di Caserta, balzato purtroppo agli onori delle cronache, a livello internazionale, per i pestaggi e le torture messe in atto da alcuni agenti ai danni di un nutrito gruppo di detenuti nell’aprile del 2020. Questa volta, però, la situazione si è capovolta: tre agenti sono stati aggrediti da un detenuto nel Reparto Nilo del carcere. Il detenuto ha colpito gli agenti con uno sgabello. Uno degli agenti, aggrediti sembrerebbe per futili motivi, e stato medicato in ospedale.
A denunciare l’aggressione, subita dai tre agenti, il Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria). Donato Capece, segretario generale, ha dichiarato: “Quel che è accaduto nel carcere di S. Maria Capua Vetere, con la violenta aggressione a un poliziotto ha riportato alla ribalta le difficoltà della struttura detentiva e delle gravi condizioni operative nelle quali lavora ogni giorno il personale di Polizia Penitenziaria. Ieri mattina – racconta Capece – nel Reparto Nilo un detenuto italiano categoria comune, all’atto di effettuare una videochiamata, ha aggredito tre Agenti con uno sgabello e uno dei colleghi è finito in ospedale con una prognosi di 8 giorni. È solamente grazie ai poliziotti – aggiunge il sindacalista degli agenti – se la situazione non degenera. Il Sappe torna a denunciare una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano le unità di Polizia Penitenziaria in servizio in Campania: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, senza alcuno strumento idoneo a garantire la loro stessa incolumità fisica. Io credo che si debba con urgenza insediare al Ministero della Giustizia un tavolo operativo per trovare idonee ed urgenti soluzioni ai problemi penitenziari” conclude Capece