È una tra le più grandi Asl della Campania per numero di abitanti e del suo territorio fanno parte Comuni importanti come Giugliano, Acerra, Pozzuoli, Frattamaggiore, Casoria e l’isola d’Ischia. L’Asl Napoli 2 è guidata dal dottor Antonio D’Amore, direttore generale dal luglio del 2016. A lui abbiamo posto una serie di domande sulla gestione dell’emergenza Covid-19, con un occhio di riguardo sull’assistenza domiciliare ai pazienti.
Dottor D’Amore qual è ad oggi la situazione nelle strutture sanitarie della Asl Napoli 2 in riferimento alle attrezzature, i posti letto e gli indumenti Dpi?
“Abbiamo attivato sin da subito i quattro ospedali che fanno capo all’Asl Napoli 2. Il primo ospedale a dare supporto al Cotugno e a ricevere i pazienti Covid è stato quello di Pozzuoli, dove sono attivi cinque posti di terapia sub-intensiva, più quattro di terapia intensiva. A breve apriremo altri quattro posti di sub-intensiva e undici di degenza. Poi abbiamo l’ospedale di Giugliano in Campania, dove ci sono otto posti di degenza, più quattro di terapia intensiva, l’ospedale di Frattamaggiore con quattro posti di terapia intensiva, più due di sub-intensiva e, infine, l’ospedale di Ischia ha due posti di terapia intensiva e dodici fra reparto e sub-intensiva. Sul territorio il personale è provvisto di Dpi, monitoriamo circa 4mila persone in sorveglianza sanitaria, abbiamo 300 pazienti positivi, con un tasso di ospedalizzazione molto basso, quindi seguiti a domicilio”.
Quindi la cura domiciliare sta dando buoni risultati?
“Pensiamo che questo grande lavoro dell’epidemiologia a livello territoriale abbia, in qualche modo, frenato l’avanzata dei numeri e speriamo che possa continuare. In questi giorni nelle cronache si discute molto sul fatto di iniziare precocemente la terapia a casa, soprattutto per le persone paucisintomatiche”.
A proposito della terapia a casa, c’è il rischio che uno dei farmaci più usati, il Plaquenil (idrossiclorochina), sia introvabile. L’Asl Napoli 2 si sta organizzando in questo senso?
“Per questi casi il Plaquenil è un farmaco che si sta usando molto, in associazione con altri farmaci. Allo stato attuale l’Asl Napoli 2 sta per fare un accordo con i medici di medicina generale in cui stabiliremo che, qualora non si trovi nelle farmacie, nei limiti delle disponibilità presenti, lo forniremo noi attraverso le nostre scorte. La terapia domiciliare è, comunque, una terapia che va seguita, il paziente deve essere monitorato e la prescrizione del farmaco in questione spetta al medico di base. Bisogna anche tenere presente le controindicazioni. Il Plaquenil è un farmaco che può dare problemi al cuore, quindi sono opportune tutte le precauzioni del caso e l’osservanza dei protocolli. Ci sono oggi dei protocolli della federazione dei medici di medicina generale e di altre società scientifiche, rispetto al trattamento domiciliare di questi pazienti”.
Quindi esistono questi protocolli. Ma ci sono, come afferma il Sindacato medici italiani, differenze fra regione e regione?
“Ufficialmente sì, ma è così perché ci siamo trovati a combattere contro una malattia che ancora non conosciamo totalmente, quindi a seconda dall’evoluzione del paziente si determinano delle scelte. Di conseguenza il protocollo potrebbe essere non univoco. Ci sono vari protocolli delle società scientifiche o della federazione dei medici di medicina generale. Non dico che si debba sperimentare, ma queste sono tutte terapie off-label, cioè al di fuori di quello che è prescritto nel prontuario”.
Ma l’Asl Napoli 2 come organizza il servizio di assistenza domiciliare?
“Noi parliamo con i sindacati, con le federazioni, con articolo 23, in cui sono rappresentati i medici di medicina generale per permettere la migliore assistenza possibile da poter offrire a queste persone. All’Asl Napoli 2 c’è un tavolo permanente con queste organizzazioni al fine di determinare il giusto utilizzo delle terapie domiciliari”.
È una lotta contro il tempo da punto di vista sanitario, ma da punto di vista del rispetto delle regole come siamo messi?
“Mi lasci fare un appello importante. Tutte queste cose che abbiamo detto sono inutili se c’è gente che ancora si riunisce nei condomini, come ci hanno segnalato. La distanza sociale è quella che ci permetterà di sconfiggere il virus. Non vanifichiamo il lavoro fatto dalla Regione Campania e da migliaia di persone appartenenti al personale sanitario”.
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