Otto persone, residenti ad Aversa e nei comuni limitrofi della località del Casertano, sono state poste agli arresti domiciliari per reati contro la Pubblica amministrazione. Agli indagati vengono contestate, a vario titolo, le accuse di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. Un’inchiesta avviata dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Aversa, in collaborazione con la Procura di Napoli Nord.
Tra gli arrestati figurano Raffaele Serpico, dirigente recentemente coinvolto nell’inchiesta sui furbetti del cartellino, e il geometra del Comune Giuseppe Minale, noto come Geppino. Gli imprenditori Alfonso e Yari Cecere, padre e figlio, sono stati arrestati insieme ad altri quattro tecnici. L’inchiesta si concentra su tre pratiche, tra cui una relativa a un bonus 110, tutte bloccate quasi all’inizio. L’unica operazione immobiliare che ha ricevuto il via libera è quella di un edificio in via Linguiti, trasformato da una struttura con 6 unità abitative in una moderna palazzina con 19 appartamenti, del valore di circa 6 milioni di euro. Questo è stato possibile grazie alla falsa rappresentazione dei luoghi, con la sostituzione di grafici e documenti ufficiali sottratti dagli archivi comunali. Contestualmente all’operazione dei militari dell’arma, il complesso in via Linguiti è stato posto sotto sequestro.
Le indagini hanno rivelato il sistema di corruzione e favoritismo che favoriva gli interessi dei costruttori. Attraverso intercettazioni, sono state documentate consegne di denaro e tangenti per influenzare le decisioni all’interno dell’ufficio comunale. Un architetto coinvolto nelle pratiche avrebbe accelerato il processo, eliminando un notevole arretrato esistente.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari di essa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.