Gli arresti sono arrivati al termine di una lunga attività investigativa che ha permesso agli inquirenti di acquisire gravi elementi indiziari sull’operatività del gruppo criminale. Quattordici le persone arrestate. L’operazione è scattata nelle prime ore del mattino nel Casertano.
I carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta, sotto la supervisione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno eseguito le misure cautelari nei confronti di numerosi sospettati, accusati di associazione mafiosa, estorsione, incendio doloso, detenzione di armi e ricettazione. Uno degli arrestati, Il boss che stava tentando di riorganizzare il clan, è Antonio Mezzero, storico ras grazzanisano, ritenuto il capo del gruppo, aveva appena finito di scontare 24 anni di carcere. Tornato in libertà, Mezzero avrebbe cercato di ridare slancio a una fazione dei Casalesi una volta capeggiati dai capiclan Francesco Schiavone, soprannominato «Sandokan», e Michele Zagaria.
Complessivamente, sono state emesse 14 misure cautelari: 9 arresti in carcere e 5 ai domiciliari. Per l’operazione sono stati impiegati oltre 120 carabinieri, supportati da un team SOS, unità cinofile e un Nucleo Elicotteri proveniente da Pontecagnano. La complessa attività investigativa, avviata nel settembre del 2022 e conclusa alla fine del mese di giugno 2023 ha permesso, attraverso attività d’intercettazione telefonica e ambientale, supportata da servizi di osservazione e pedinamento, di documentare dinamiche e definire condotte che hanno riguardato vicende relativamente recenti, che hanno coinvolto affiliati al Clan dei Casalesi, di diverso spessore, attualmente attivi nei territori di Grazzanise, Santa Maria La Fossa, Vitulazio, Capua, San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere, Casal di Principe e comuni limitrofi.
Tra gli odierni destinatari del provvedimento spicca di rilievo la figura di uno storico appartenente al gruppo Schiavone che, scarcerato recentemente (luglio 2022) dopo un lungo e ininterrotto periodo di detenzione (iniziato nel marzo del 1999), pur sottoposto dapprima alla libertà vigilata e successivamente alla sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno, si è da subito adoperato per riorganizzare il gruppo criminale e affermare il proprio controllo del territorio. Avvalendosi di persone di fiducia, tra cui anche dei parenti, ha attuato estorsioni in danno di imprenditori, una tentata estorsione in danno di una giovane coppia per risolvere una controversia abitativa connessa con la resistenza opposta dai due nel liberare l’appartamento in cui erano in affitto, realizzata mediante minaccia e violenza ed in particolare culminata nell’incendio dell’autovettura di proprietà dei già menzionati.
Le investigazioni hanno poi consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati in ordine al tentativo di accaparrarsi la gestione di attività commerciali attraverso le quali reimpiegare proventi illeciti, ovvero nell’ottenere una tangente sulla compravendita di un capannone commerciale, del valore di oltre 1 milione di euro. Non di minor rilievo, per l’impatto di allarme sociale che desta, la dinamica criminale accertata della ricettazione di mezzi d’opera e materiali da cantiere, che rientrava nelle attività del sodalizio. Infatti, nel corso dell’attività sono stati restituiti ai legittimi proprietari diversi autocarri e mezzi agricoli rinvenuti dai militari subito dopo i furti (valore stimato complessivamente in circa 40 mila euro). Le indagini hanno altresì consentito di acclarare la disponibilità di armi da parte del sodalizio criminale.