Nonostante la decisione del governo di prorogare il taglio sulle accise fino all’8 luglio, i prezzi del carburante tornano a essere proibitivi, superando i due euro al litro (al servito). La disperazione delle famiglie italiane è alle porte. Secondo il Codacons, una famiglia spende mediamente circa 500 euro in più rispetto all’anno scorso solo per i costi di rifornimento di carburante, ai quali vanno aggiunti tutti gli aumenti dei prezzi dei beni primari.
La tendenza del prezzo in crescita di Brent e Wti, in atto già da qualche settimana, ha avuto un’ulteriore spinta in avanti dopo le notizie sull’embargo nei confronti del petrolio russo deciso dall’Unione Europea.
E, tra sospetti di nuove speculazioni e il rischio che le tensioni internazionali alimentino ulteriormente l’impennata, cresce il pressing sul governo affinché intervenga per contenere le ricadute su famiglie e imprese già stremate da mesi di rincari.
La proposta del Pd, inserita tra gli oltre 2.000 emendamenti del dl Aiuti, è quella di fissare un tetto al prezzo dei carburanti per 60 giorni, mediante un decreto del Ministro della transizione ecologica. L’idea trova il consenso dei consumatori, secondo i quali la misura non va limitata ma estesa a tutto l’anno.
Al servito la verde è già a 2,134 euro al litro, il che significa che, senza il taglio delle accise introdotto a marzo che vale 30 centesimi, sarebbe già oltre ogni record storico superando la soglia di 2,43 euro al litro.
Il prezzo medio del diesel self si porta a 1,924 euro/litro (contro 1,896), con le compagnie tra 1,922 e 1,945 euro/litro (no logo 1,908)
Prezzi record che in un paese come l’Italia, dove l’85% delle merci viaggia su strada, rischiano di avere un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori, avverte Coldiretti.