Era la sera del 29 settembre dello scorso anno quando una violenta lite scoppiata a Cesa tra due persone all’esterno del bar Trivio situato nella centralissima piazzetta De Giorgi, culminava con un terribile omicidio. A perdere la vita, in quel frangente, fu Angelo Marino, un trentacinquenne del posto il quale, prima della sua dipartita, era uscito dal carcere qualche giorno prima dopo aver scontato una condanna per lesioni e maltrattamenti. Ad essere accusato dell’uccisione dell’uomo fu un giovane ragazzo di origini marocchine di ventitré anni, il quale ebbe una discussione con la vittima per futili motivi.
I due contendenti, quella tragica sera, dopo essersi insultati a vicenda, vennero alle mani dandosele di santa ragione. Ad avere la peggio però nella colluttazione fu proprio il trentacinquenne cesano, il quale fu colpito ripetutamente con calci e pugni fino a perdere i sensi. All’arrivo dei soccorsi, però, era già troppo tardi in quanto l’uomo era deceduto a causa dei traumi subiti sotto i violenti colpi del suo avversario. La sera stessa il giovane ragazzo straniero, prendendo coscienza del terribile crimine di cui si era macchiato e apprendendo della morte dell’uomo, andò a consegnarsi di sua spontanea volontà presso la caserma dei carabinieri venendo sottoposto in stato di fermo, su ordine della Procura della Repubblica di Napoli Nord, con l’accusa di omicidio preterintenzionale.
A distanza di sei mesi da quel tragico accaduto il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale aversano ha chiesto, senza passare attraverso il procedimento dell’udienza preliminare, il giudizio immediato per il colpevole, il quale dovrà ora presentarsi in udienza davanti alla Corte d’Assise di Napoli entro il prossimo aprile. Secondo l’accusa, infatti, sarebbe stato lui il responsabile della morte dell’uomo, sferrandogli diversi pugni alla testa i quali si sarebbero presto rivelati fatali, provocando gravissime lesioni cerebrali. Gli inquirenti, nel corso delle indagini, si erano avvalsi delle testimonianze dei presenti per ricostruire tutto l’accaduto e gli ultimi istanti di vita di Angelo Marino. In vista del processo i familiari della vittima si sono costituiti parte civile. L’accusato rischia così dai dieci ai diciotto anni di carcere.