Un social network interamente basato sul parlato e sui messaggi audio. È questa la formula alla base di Clubhouse, la più recente frontiera della comunicazione digitale che, in questi mesi, sembra volersi inserire tra le applicazioni più utilizzate dagli utenti di tutto il mondo. Ciò che differisce Clubhouse dalle altre piattaforme che oggi si dividono il mercato è la struttura basata su stanze pubbliche o private, in cui discutere degli argomenti più disparati decisi dai moderatori. Per entrare, inoltre, bisogna ricevere l’invito di un utente già iscritto. Un po’ social network, un po’ forum, un po’ videochat, strumento diffusosi tantissimo durante il lockdown.
Le stanze sono gestite da un moderatore, che può a suo piacimento accendere e spegnere i microfoni degli utenti, in modo da evitare il caos e scegliere chi deve intervenire nella discussione e l’ordine dei diversi interventi. Gli utenti possono chiedere la parola al moderatore “alzando la mano”, usando un pulsante apposito. Le stanze pubbliche sono spesso create nell’ambito dei “club”, dei gruppi che riuniscono utenti in base a un argomento specifico. I club, da cui deriva il nome della piattaforma, sono suddivisi a loro volta in macroaree tematiche, per rendere più agevole la navigazione e la scelta agli utenti. L’applicazione, riservata gli utenti al di sopra dei 18 anni, è al momento disponibile solo su iPhone, anche se una versione per Android è attualmente in fase di sviluppo.

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