È durata poche ore la notizia, ma tanto è bastato per creare il caso, montare le polemiche e replicare con risposte stizzite. L’ordinanza numero 25 dei sindaci dell’isola di Ischia sul Coronavirus ha avuto vita brevissima. Emessa nel primo pomeriggio di domenica 23 febbraio, è stata annullata in serata dal prefetto di Napoli Marco Valentini, che non ha voluto sentire ragioni: l’ordinanza presenta “profili di illegittimità” ed è “ingiustificatamente restrittiva nei confronti di una vasta fascia della popolazione nazionale e, non in linea con le misure sinora adottate dal Governo”.
Cosa prevedeva il documento della discordia, definito “razzista”, “discriminatorio” o “dei porti chiusi”, è presto detto: il “divieto di accesso ai Comuni dell’isola d’Ischia fino al 9 marzo e fino a quando non saranno disposti d’intesa con la competente autorità sanitaria, idonei presidi sanitari prima degli imbarchi per l’isola” ai “cittadini di nazionalità cinese provenienti dalle aree interessate dall’epidemia come identificate dall’Organizzazione mondiale della sanità”, a chi ha soggiornato in queste aree “negli ultimi quattordici giorni” e ai “residenti delle Regioni Lombardia e Veneto interessati da casi di contagio da Covid-19”.
I sindaci di Barano d’Ischia, Casamicciola Terme, Forio, Ischia e Serrara Fontana, a Lacco Ameno c’è il commissario prefettizio, hanno così voluto salvaguardare residenti e turisti “ospiti dell’isola”, ma la procedura “fai da te” non è piaciuta al prefetto e, soprattutto, ad Angelo Borrelli, capo della protezione civile nominato dal Governo commissario per l’emergenza Coronavirus, che subito l’ha stroncata al Tg1.
Insomma, non c’è stato alcun coordinamento con le autorità istituzionali e di Governo, i sindaci hanno preso la decisione in totale autonomia e con disinvoltura e al prefetto non è rimasto altro da fare che annullare l’ordinanza, anche perché “è stata adottata sul presupposto di un asserito Dl del 22 febbraio 2020, allo stato, non pubblicato e quindi giuridicamente inesistente”.
Il prefetto ha comunque previsto che “le forze dell’ordine dispongano l’identificazione in ambito portuale dei cittadini provenienti dalle Regioni Lombardia e Veneto e diretti all’Isola di Ischia per accertare l’eventuale residenza degli stessi nei Comuni di tali Regioni, già individuati dall’autorità sanitaria, nei quali sussiste un cluster di infezione di virus Covid-19”.
Un guazzabuglio amministrativo-burocratico che non ha mancato di creare, quindi, polemiche e discussioni. Il sindaco di Ischia Giosi Ferradino, durante una trasmissione radiofonica su Radio Crc, ha giustificato il provvedimento e respinto le accuse di razzismo. “Ieri, insieme agli altri quattro sindaci, abbiamo pensato di prescrivere un atto precauzionale. Questa ordinanza è stata annullata, perché il prefetto ha riscontrato un difetto di competenza da parte di noi sindaci. Stiamo cercando di tutelare le nostre comunità, rispetto ad un rischio che, obiettivamente, c’è, evitando di trasformare l’isola d’Ischia come la nave da crociera lasciata in quarantena”.
Nelle dichiarazioni riportate dall’agenzia Ansa, il primo cittadino ribadisce l’opportunità del provvedimento. “Non stiamo fomentando nessun allarmismo. Secondo quelli che sono i dati, i focolai sono individuati, prevalentemente, in Lombardia e in Veneto. In quelle zone si sono attuati dei procedimenti restrittivi. Nella giornata di ieri, erano diretti dei pullman con più di 100 persone provenienti da quelle zone. Questo non è un atto di razzismo”, ha concluso sicuro.
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