La longa manus delle organizzazioni criminali su Recovery fund e vaccini. È quanto emerge dal quarto rapporto dell’Organismo permanente di monitoraggio sui rischi di infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto sociale ed economico, istituito a inizio pandemia dal capo della polizia di Stato Franco Gabrielli su input del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Nel report si fa un chiaro riferimento all’elevata possibilità che “la prossima diffusione dei vaccini potrebbe costituire l’area di interesse dei gruppi criminali in funzione della elevata domanda e della fisiologica bassa offerta iniziale”. Già nelle precedenti relazioni, la struttura del Viminale aveva espresso serie preoccupazioni sull’eventualità che i tentacoli della piovra mafiosa si allungassero verso le misure di sostegno all’economia e i servizi di sanificazione. Quello descritto nell’ultimo rapporto rappresenta, però, un salto di qualità da parte delle organizzazioni malavitose. Nel mirino dei clan, infatti, non ci sarebbero solo i miliardi di euro provenienti dall’Europa, ma anche l’intenzione di entrare nel giro d’affari legato alla diffusione e distribuzione dei vaccini anti-Covid. L’economia criminale, quindi, punta a diversificare i propri interessi, orientandoli non solo sulle “misure economiche di sostegno disposte dal Governo e sulle future risorse che saranno garantite nell’ambito del Recovery fund”.
Il report è l’ulteriore dimostrazione che “la diffusione del Coronavirus – si legge – ha impattato significativamente sul sistema economico, alla luce delle misure restrittive assunte per arginare l’emergenza epidemiologica, che hanno determinato la chiusura di quasi tutte le attività e la riduzione drastica dei consumi. In tale scenario – prosegue la nota – i gruppi criminali, allo scopo di cogliere le opportunità di investimento offerte dall’evoluzione e dalla persistenza della pandemia, hanno rivolto i propri interessi non solo verso i citati comparti economici, ma anche nei confronti degli operatori più danneggiati dalle misure di distanziamento sociale adottate in fase di lockdown, come la filiera della ristorazione, la ricezione alberghiera e l’offerta turistica”. Ancora una volta, quindi, viene fuori la vera anima nera della criminalità organizzata, pronta a servirsi della situazione emergenziale dovuta al Covid per trarne il massimo profitto, in termini economici e di presenza sul territorio. Ciò dimostra che le mafie si muovono, non stanno mai ferme, magari si inabissano per poi riemergere quando sentono l’odore dei soldi. Un pericolo concreto già espresso da autorevoli esponenti della magistratura e dell’associazionismo nei focus su criminalità e Covid pubblicati da Il Crivello. Il rapporto dell’organismo presieduto dal prefetto Vittorio Rizzi conferma, dunque, “il rischio che la criminalità organizzata tenti di accreditarsi presso gli imprenditori in crisi di liquidità per imporre il ricorso a forme di welfare mediante misure di sostegno finanziario, nell’ottica di salvaguardare la continuità aziendale e di subentrare poi negli asset proprietari o di controllo, oppure eserciti forme oppressive di usura anche verso le fasce più deboli della popolazione, in ragione – conclude – della crisi di liquidità e lavorativa”.

Segui già la pagina Facebook Il Crivello.it?