Sono trascorsi trecentosessantacinque giorni. Mentre scrivo, un anno fa, eravamo in fervida attesa per il lancio del nuovo giornale, su cui lavoravamo già da mesi. Il Crivello aveva un corpo e un’anima, ma andava presentato ai lettori che non ne conoscevano l’esistenza. Il varo avvenne in serata, intorno alle ore 20, e da quel momento, tutti i giorni, senza soste, il giornale ha informato puntualmente chi ha avuto l’occasione e la voglia di leggerci. Oggi è il nostro primo compleanno, un importante traguardo raggiunto al termine di un anno indiscutibilmente particolare. Quando siamo nati non immaginavamo minimamente che da lì a poco sarebbe scoppiata la pandemia da Covid-19 e che avremmo raccontato questo evento eccezionale cambiando anche il nostro modo di lavorare. Niente redazione per mesi, solo smart working, ormai diventato un metodo operativo consolidato.
I primi trecentosessantacinque giorni de Il Crivello sembrano essere volati, eppure tante cose sono state realizzate in questo arco di tempo. Non mi piace fare bilanci, né parlare del nostro lavoro; su quello ci atteniamo ai giudizi dei lettori, i nostri “padroni”, che ci indicano la strada e ci fanno capire, grazie alla loro fondamentale presenza e ai continui riscontri, se stiamo facendo bene o meno. Ci tengo, però, a sottolineare alcuni aspetti di rilievo, che rappresentano l’anima del nostro giornale, aspetti su cui si fonda il patto d’acciaio con l’editore Alfonso Santoro, il quale più di tutti ha creduto e crede fortemente in questa iniziativa editoriale. In appena un anno, accanto ad alcuni professionisti del settore, sono cresciuti giovani aspiranti giornalisti, che stanno, con profitto, seguendo un percorso che li porterà alla fine del prossimo anno a conseguire il tesserino, con la relativa iscrizione all’albo professionale.