Entra nel vivo la tredicesima edizione del Napoli Teatro Festival Italia, che domani propone alcuni appuntamenti di grande interesse e qualità. In prima assoluta, presso la fagianeria del Real Bosco di Capodimonte, alle 21, è in programma Bed Boy Jack, scritto e diretto da Bruno Fornasari, con Tommaso Amadio, Emanuele Arrigazzi, Sara Bertelà, Chiara Serangeli. Nei primi anni Novanta l’Austria è scossa da una serie di omicidi di prostitute che portano la polizia a fare i conti col primo serial killer nella storia del Paese. Il caso affascina molti giornalisti, tra i quali lo scrittore Jack Unterweger che, condannato all’ergastolo per omicidio nel 1974, ha da poco ottenuto la libertà grazie all’appoggio dell’élite letteraria, in particolare del futuro premio Nobel Elfriede Jelinek. Quando l’indagine sugli omicidi delle prostitute sembra a un punto morto, la polizia inizia a sospettare proprio dell’uomo che tutti credevano pienamente riabilitato.
Quindi, dopo il successo della scorsa stagione, nel cortile d’onore di palazzo Reale, sempre alle 21, ritorna il talk show teatralizzato Sala d’Attesa – The Waiting Room, scritto e diretto da Ettore De Lorenzo, che lo interpreta anche, assieme alla band Bandaspè (Giosi Cincotti, Carlo di Gennaro, Machi Di Pace, Ugo Gangheri ed Ernesto Nobili) e con la partecipazione dell’attore Massimiliano Gallo e del cantautore Giovanni Truppi. A essere messo in scena è un dibattito sui temi della democrazia e delle diseguaglianze, con la caduta del muro di Berlino che dà inizio all’epoca della globalizzazione, periodo che rappresenta anche l’alba dell’era digitale. Attraverso lo scambio col pubblico, che da spettatore diventa parte attiva del racconto, e grazie al contributo degli ospiti, nasce un confronto tra idee e visioni su altri mondi possibili e su come agire per la costruzione di un futuro migliore. Per discutere dell’argomento interverranno anche Mauro Barberis (giurista), Paolo Macrì (storico), Lamberto Maffei (direttore dell’istituto di Neuroscienze del Cnr), Daniele Zovi (scrittore e divulgatore), Marco Musella (economista), Paolo Iorio (direttore del museo Filangieri di Napoli), Antonio Trampus (membro del consiglio direttivo della Società italiana per lo Studio dell’Età moderna e professore di Storia moderna all’università Ca’ Foscari di Venezia), Vincenzo Accurso (operaio della Whirpool e componente del consiglio regionale della Uilm). L’evento sarà visibile anche in in streaming gratuito sulla piattaforma Ecosistema digitale per la cultura della Regione Campania (https://cultura.regione.campania.it/en/web/teatro/live) e sui canali radio e video di Crc (Radio Crc Targato Italia e canale 620 del digitale terrestre) messi a disposizione direttamente dal festival.
Da domani, però, si ampliano ancora di più gli spazi extra-teatrali del Napoli Teatro Festival Italia, poiché si apre anche la sezione Mostre, con quattro esposizioni a ingresso gratuito visitabili a Palazzo Fondi dal giovedì alla domenica, dalle 17 alle 20, fino al 31 luglio. La prima è la mostra Roberto Herlitzka – Voglio fare l’attore di Tommaso Le Pera, uno tra i più importanti fotografi di scena contemporanei, getta lo sguardo su più di trenta spettacoli interpretati da Herlitzka e catturati dall’occhio fotografico di Le Pera, che spiega: “Le pieghe del suo viso (che non sono rughe) l’una diversa dall’altra hanno per me un’attrazione fatale e mi soffermo su di esse perché mi sembra che ognuna abbia una storia da raccontare“. Poi, c’è Fragile, l’esposizione di Antonella Romano a cura di Anna Cuomo: un percorso di cinque sale tra sculture in fil di ferro che, come il susseguirsi di scene teatrali, culmina in un atto unico nel quale lo spettatore farà il suo viaggio attraverso il valore umano della fragilità. Il lavoro prende origine da una frase della coreografa tedesca Pina Bausch: “La fragilità è l’unica forza che abbiamo“. Quindi, Ipnodramma dell’artista Elena Tommasi Ferroni, che s’avvale delle animazioni di Jacopo Bette e lavora sulla metafora del teatro come forma d’arte in cui tempi e luoghi non sono soggetti alle regole spazio-temporali della natura, con raffigurazioni di situazioni paradossali, dove quasi sempre campeggia una figura femminile in luoghi popolati da piccoli personaggi, attori dell’assurdo, acrobati sospesi in un attimo di concitata immobilità. Le donne che dominano le scene sono, in qualche modo, le “registe” di questi “piccoli spettacoli”. Infine, la mostra fotografica Girls Not Brides, sulle spose bambine e sui matrimoni precoci in Bangladesh, realizzata da Romeo Civilli, che indaga con i suoi scatti su una pratica patriarcale estremamente radicata nel Paese del Sud-asiatico; pratica ancora perpetrata ai danni di molte donne del domani, purtroppo, nonostante il Child Marriage Restraint Act approvato nel 2017.
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