Il nuovo governo guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi è entrato nella piena esecutività delle sue funzioni dopo aver giurato poco fa al Quirinale (tutti in mascherina e senza canonica stretta di mano, naturalmente) di fronte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Assieme a Draghi hanno prestato giuramento di fedeltà alle istituzioni repubblicane anche i ventitré ministri che vanno a comporre il governo, ripetendo la tradizionale formula solenne: “Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione“.
Dopo il giuramento, il nuovo presidente del Consiglio s’è recato a Palazzo Chigi, dove è stato accolto nel cortile, come da protocollo, dal picchetto d’onore composto dalle diverse Armi della Repubblica italiana. Quindi, all’interno, è avvenuto il tradizionale passaggio della campanella, dalle mani dell’uscente Giuseppe Conte a quelle di Mario Draghi, per sancire il suo insediamento ufficiale alla guida del governo. L’iter adesso prevede, dopo il primo Consiglio dei ministri tenutosi immediatamente dopo l’insediamento, da metà settimana il voto di fiducia alle Camere (da mercoledì al Senato), prima di iniziare concretamente a lavorare sui temi più urgenti in agenda: emergenza sanitaria e lotta al Covid-19, ma anche emergenza economica e sociale direttamente connesse alla pandemia e alle sue conseguenze, con un occhio attento, ovviamente, al Recovery Plan.
Draghi aveva sciolto la riserva ieri sera e aveva mostrato la lista dei suoi ministri al presidente Mattarella. Il suo governo, in realtà, si presenta come una sorta di Conte-ter più sbilanciato verso destra e, dal punto di vista dell’appartenenza geografica dei suoi componenti, verso Nord. Sono molti i politici (ben quindici) e tante anche le conferme (nove, di cui sette negli stessi ministeri). Agli otto tecnici, però, vanno quasi tutti i ministeri-chiave. Il nuovo esecutivo è composto per quasi un terzo da donne (otto) e, per quel che riguarda l’aspetto politico, dà spazio da sinistra a destra, da Liberi e Uguali alla Lega, a quasi tutti i partiti presenti in Parlamento, con la solitaria eccezione di Fratelli d’Italia. Sono quattro i ministri del Movimento 5 Stelle, mentre ne hanno tre a testa Partito Democratico, Forza Italia e Lega, con uno per Leu e Italia Viva.
Questa la lista completa dei ministri: Federico D’Incà (M5S) ai Rapporti con il Parlamento, Vittorio Colao (tecnico) all’Innovazione tecnologica, Renato Brunetta (Forza Italia) alla Pubblica amministrazione, Maria Stella Gelmini (Forza Italia) agli Affari regionali, Mara Carfagna (Forza Italia) al Sud, Elena Bonetti (Italia Viva) alle Pari opportunità, Erika Stefani (Lega) alle Disabilità, Fabiana Dadone (M5S) alle Politiche giovanili, Massimo Garavaglia (Lega) al Turismo, Luigi Di Maio (M5S) agli Esteri, Luciana Lamorgese (tecnico) all’Interno, Marta Cartabia (tecnico) alla Giustizia, Daniele Franco (tecnico) all’Economia, Lorenzo Guerini (Pd) alla Difesa, Giancarlo Giorgetti (Lega) allo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli (M5S) all’Agricoltura, Roberto Cingolani (tecnico) alla Transizione ecologica, Enrico Giovannini (tecnico) alle Infrastrutture, Andrea Orlando (Pd) al Lavoro, Patrizio Bianchi (tecnico) all’Istruzione, Cristina Messa (tecnico) all’Università, Dario Franceschini (Pd) alla Cultura, Roberto Speranza (Leu) alla Salute, con Roberto Garofoli (tecnico) nel ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

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