La Mostra internazionale d’Arte cinematografica che s’è conclusa stasera al Lido di Venezia con la proclamazione dei film e artisti vincitori dei premi ufficiali – a partire dal Leone d’oro Nomadland di Chloé Zhao – ha dato spazio, tra i cineasti premiati, anche a un giovane filmaker campano, il ventinovenne napoletano Edgardo Pistone, che ha vinto come miglior regista tra i cortometraggi della prestigiosa Settimana Internazionale della Critica, certamente la più importante e storica tra le sezioni parallele e indipendenti organizzate nell’ambito della Mostra lagunare. Pistone è stato premiato per il suo notevole cortometraggio Le mosche da una giuria di qualità composta dai tre produttori cinematografici Nicola Giuliano, Donatella Palermo e Giovanni Pompili.

Originario del rione Traiano, Pistone s’avvicina al cinema e alla fotografia ai tempi del liceo, l’Artistico Umberto Boccioni di Napoli, per poi assecondare definitivamente la propria passione anche a livello di studi universitari frequentando la Scuola di cinema dell’Accademia di Belle Arti napoletana, dove affina la propria formazione culturale e completa il percorso didattico col massimo dei voti. Dotato di una sua poetica personale già ai tempi dell’Accademia, inizia a lavorare con regolarità come regista e autore, fotografo e sceneggiatore dopo gli studi, avvicinandosi inoltre al mondo dell’educazione, in particolar modo nei quartieri periferici del capoluogo partenopeo, cimentandosi anche come insegnante di cinema per i ragazzi delle scuole. Già autore di altri cortometraggi (tra i quali spicca Per un’ora d’amore, col quale nel 2015 ha anche vinto il premio per il miglior corto autoprodotto al Napoli Film Festival), nei quindici minuti in bianco e nero del suo Le mosche Pistone racconta le vicissitudini e le tragicomiche (dis)avventure di un gruppo di ragazzini abbandonati a se stessi in una Napoli post-pasoliniana o forse post-apocalittica alla Ciprì e Maresco, grigia e livida come la fotografia del suo cortometraggio, che si giova di una stilizzazione della messa in scena mai fredda, ma anzi sempre in perfetto equilibrio tra eleganza della composizione e calore dello sguardo sulle giovani vite dei suoi protagonisti. Questi, proprio come mosche, ronzano dal marciume alla seta trascinandosi quasi inconsapevolmente verso un epilogo tragico e irreparabile, mentre tutt’intorno la vita scorre placida e sonnacchiosa come se nessuno di loro esistesse davvero. I quattro giovani protagonisti sono ottimamente interpretati da Roberto Navarra, Ciro Nacca (già visto quest’anno in Ultras di Francesco Lettieri), Luciano Gigante e Antonio Castaldo, mentre un attore importante come Salvatore Striano concede una bella partecipazione speciale.
Intanto, stasera, la giuria di Venezia 77, presieduta da Cate Blanchett e composta da Matt Dillon, Veronika Franz, Joanna Hogg, Nicola Lagioia, Christian Petzold e Ludivine Sagnier ha assegnato i premi del palmarès ufficiale. Il Leone d’oro per il miglior film è andato, come detto, a Nomadland di Chloé Zhao (Stati Uniti), Leone d’Argento – Premio per la migliore regia a Kiyoshi Kurosawa per il film Wife of a Spy (Giappone), Leone d’argento – Gran premio della giuria a Nuevo ordem di Michel Franco (Messico, Francia), la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Vanessa Kirby nel film Pieces of a Woman di Kornél Mundruczó (Canada, Ungheria), quella per la migliore interpretazione maschile a Pierfrancesco Favino nel film italiano Padrenostro di Claudio Noce e il Premio speciale della giuria a Dorogie tovarischi! di Andrei Konchalovsky (Russia).

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