Dopo una lunga notte di lavori al ministero dell’Economia, si auspica che, entro domani mattina, il piano di ripresa economica legato al Recovery fund sia presentato al tavolo di Palazzo Chigi e consegnato al premier Giuseppe Conte. In ballo c’è il programma di ripartizione delle risorse, in totale 209 miliardi di euro, che verranno stanziati per il piano nazionale per la ricrescita. La prima tranche del piano da 30 miliardi di euro, così come fa sapere il commissario europeo degli Affari economici Paolo Gentiloni, verrà destinata a breve per creare corsie preferenziali, con l’obiettivo di accelerare gli investimenti. Le tranche successive verranno impegnate fino al 2023, mentre entro il 2026 dovranno essere spesi tutti i fondi stanziati dal Recovery plan. Dal 2027 inizierà invece la procedura di restituzione dei prestiti sotto lo stretto monitoraggio della Commissione europea; per il piano di rientro finanziario l’Italia dovrà restituire, a partire da quella data, 127 miliardi di euro.
Nel documento finale elaborato dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri salgono a 18 miliardi di euro i fondi per la sanità. Attraverso l’intesa raggiunta anche con il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano crescono anche gli stanziamenti mirati per la realizzazione di nuove infrastrutture sociali e per i progetti finalizzati al rilancio dell’istruzione, della cultura e delle politiche giovanili nelle aree depresse del Mezzogiorno. Gran parte di questi progetti, tuttavia, non andranno ad aumentare la spesa in deficit, in quanto saranno sostenuti dai fondi europei per la coesione territoriale. Così come definito anche dalla Commissione europea, il 37% degli investimenti dovrà essere impiegato per la green economy, mentre il 20% per il settore della digital economy. Per l’Italia le priorità riguarderanno la riforma della Pubblica amministrazione, la riforma della giustizia e quella del fisco, così come “raccomandato” dall’Europa. L’obiettivo delle riforme che accompagneranno il piano di investimenti è quello di avere un ruolo da catalizzatore e acceleratore della ripresa economica.

La strada delle riforme, però, non è affatto semplice e appare tutta in salita. La maggioranza che regge il Governo non è solida e ad aumentare le perplessità del Movimento 5 Stelle c’è la possibilità di inserire una sorta di Mes “ridotto” della cifra di 12 miliardi di euro da investire nell’immediato. Il premier Conte tuttavia non si sbilancia, per evitare spaccature difficilmente sanabili, ma tra le possibilità, viste anche le incomprensioni con altri partner di Governo, in particolare con i vertici di Italia Viva, c’è quella di poter approdare a un Conte-ter, con l’obiettivo di apportare un sostanziale rimpasto di Governo. Su questa possibile opzione a Palazzo Chigi c’è molto scetticismo, sebbene il presidente della Repubblica Sergio Mattarella osservi attentamente dal Quirinale le geometrie e i nuovi assetti che potrebbe assumere la maggioranza.
Possibile dunque che si possa ritornare alle urne? A Largo del Nazareno, nel quartier generale del Partito Democratico, proseguono le riunioni del segretario nazionale Nicola Zingaretti assieme ai big del partito per verificare se ci siano le condizioni di una “crisi pilotata” che permetta a Conte di governare con una nuova maggioranza. Ma sull’eventualità di optare per la strada del voto anticipato, per ora, i Dem non si sbilanciano più di tanto, se non per spingere lo stesso presidente del Consiglio a prendere in mano la situazione ed evitare di restare imbrigliato nei tentennamenti che lo hanno visto protagonista in questi ultimi giorni.
Onde evitare esiti imprevedibili, i democratici, hanno invitato il Governo a “darsi una mossa” e a scongiurare qualsiasi possibile convergenza con le destre, scenario al quale starebbe lavorando invece Forza Italia, con Silvio Berlusconi pronto al dialogo e alla costituzione di un esecutivo di “salute pubblica”, col fine di programmare e gestire il fondi del Recovery plan. Nel frattempo, scalpita anche Matteo Renzi che continua a lanciare ultimatum al Governo e che non esclude la possibilità che si possano aprire nuovi scenari. Gli alleati di Governo, però, guardano sempre con più diffidenza il comportamento di Italia Viva. Sta di fatto che per gran parte dell’Esecutivo, come per i fedelissimi del presidente del Consiglio, aprire ora una crisi di governo, nel bel mezzo della nuova ondata della pandemia, rappresenterebbe un comportamento da irresponsabili.

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