“In Between Dying”, dall’Azerbaigian un film di poesia risplende a “Venezia a Napoli”
Presentato al festival di Antonella Di Nocera il lungometraggio diretto da Hilal Baydarov e co-prodotto da Carlos Reygadas. Il cineasta azero: "Il cinema se non è poetico, non è cinema"
Un campo lungo, un uomo che si trascina verso la linea d’orizzonte della steppa azera prima di accasciarsi a terra: inizia così In Between Dying, il bel film diretto da Hilal Baydarov presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia lo scorso settembre e proiettato in streaming all’interno dell’agenda di Venezia a Napoli. Il cinema esteso. E con la prima sequenza, l’opera co-prodotta da Carlos Reygadas e firmata dal trentatreenne originario dell’Azerbaigian (la seconda di finzione dopo cinque documentari) sembra già sintetizzare tutto il movimento inesauribile (e incontentabile?) che sta alla base del racconto messo in scena.
Il film narra infatti, una storia simbolica, a tratti mistica, interamente sviluppata lungo l’arco di una giornata tra le strade vuote della macchia desertica azera, con una regia spesso monopuntuale che segue la serie di incidenti ed eventi sfortunati vissuti da Davud (Orkhan Iskandarli, attore feticcio di Baydarov nonché suo migliore amico), un uomo in fuga da tre sicari alla ricerca dell’Amore e del senso stesso della sua esistenza (una moglie, una figlia, un cavallo bianco forse mai esistiti, o come dice lui in un passaggio “Un posto dove non sono mai stato ma a cui appartengo”).
Il viaggio a bordo di uno scooter di Davud è un cammino fuggiasco macchiato di sangue rabbioso ma salvifico, dove “uccidendo una persona ne salva un’altra”: ogni morte riequilibra l’ordine, ogni uccisione porta una qualche forma di liberazione a chi resta in vita (tutte figure femminili, come il protagonista anch’esse in fuga, chi dal padre, chi dal marito, chi dal fratellastro).
Il lavoro di Baydarov, pur con le sue debolezze di sceneggiatura (“Non ho una struttura precostituita”, racconta il regista laureato in informatica, per poi aggiungere: “È un’improvvisazione legata all’ispirazione del momento”) offre, grazie anche alla bellissima fotografia di Elshan Abbasov, una dimensione sospesa nell’allegoria in cui ogni incontro, tra una morte e l’altra (questa la traduzione letterale del titolo originale Səpələnmiş Ölümlər Arasinda), diventa una stazione e in cui ogni stazione avvicina Davud a una meta che coincide con il ritorno tardivo nel luogo in cui è sempre vissuto.
L’opera, puntellata dalle notevoli musiche di Kanan Rustamli, si riempie di risonanze cinematografiche (da Robert Bresson a Bruno Dumont, “il miglior regista europeo vivente” secondo Baydarov) e soprattutto spirituali: dal nome ebraico del protagonista (anche se il regista azero giura che Davud era solo uno pseudonimo con cui scrisse una poesia ai tempi del liceo) passando per la scena del lavaggio della salma fino agli alberi che affollano le inquadrature e che sembrano richiamare il profilo dell’albero della vita (figura tipica dell’ebraismo come dell’islamismo attraverso cui l’intero film sembra trasformarsi in un moderno albero sefirotico in bilico tra amore, forza e compassione). In between dying, prima produzione dell’Azerbaigian a essere stata selezionata dalla Mostra di Venezia, è un lavoro lirico che sfugge alla facile lettura. Ma dopotutto, come ricorda Baydarov: “Il cinema se non è poetico, non è cinema”.
Il palinsesto di Venezia a Napoli, intanto, non si ferma. Si prosegue oggi dalle 12, con due lavori provenienti direttamente dalle Giornate degli autori della Biennale 2020: il russo Kitoboy (The Whaler Boy) di Philipp Yuryev, premiato al Lido, e il cinese Mama He Qi Tian De Shi Jian (Mama) firmato da Li Dongmei. A questi si aggiunge Agalma di Doriana Monaco, che porta sullo schermo virtuale della piattaforma MyMovies l’organismo vivente del Museo archeologico nazionale di Napoli. L’appuntamento frontale in diretta previsto per le 19, invece, sarà tutto dedicato al movimento Black Lives Matter; ospiti della conversazione saranno Merawi Gerima, regista di Residue, e lo scrittore napoletano Massimiliano Virgilio.
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