L’attività di accertamento è stata condotta Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Napoli che ha eseguito perquisizioni nei confronti di un gruppo di bagarini ‘digitali’. Un sistema alquanto semplice ma allo stesso tempo ingegnoso.
Un nutrito gruppo di persone, con la complicità di diverse ricevitorie di Napoli e provincia si accaparravano i biglietti per le partite del Napoli allo stadio Maradona, e poi li vendevano, anche via social, a prezzi maggiorati e anche al doppio. Non solo, ma modificavano le generalità degli intestatari dei titoli in modo da farle coincidere con i documenti dei tifosi che si presentavano ai varchi di accesso allo stadio. Secondo gli inquirenti esisterebbe quindi un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di plurimi reati contro la fede pubblica e contro il patrimonio
Dalle indagini, coordinate dalla Procura, è anche emerso il coinvolgimento degli addetti ai controlli allo stadio che, in cambio di mazzette, avrebbero agevolato l’ingresso dei detentori dei biglietti alterati. Ogni bagarino ‘digitale’ riusciva a portare al suo sodalizio affari fino a 300 mila euro a partita. Nove gli indagati e non solo tra i bagarini, che sono tre, ma anche tra gli steward dei varchi dello stadio Maradona.
Ogni partita, al netto delle spese sostenute, ogni componente del gruppo portava a casa decine di migliaia di euro. Dalle intercettazioni è emerso che un tagliando per la partita di curva veniva venduto anche a 150 euro a fronte dei 30 massimo 40 della spesa reale. I bagarini si accaparravano i biglietti grazie alla complicità di alcune ricevitorie, dai mille ai tremila biglietti a partita. Poi in base alle richieste i nominativi sui biglietti venivano cambiati anche con le foto. Biglietto e tessera del tifoso erano taroccati, ma per entrare c’era bisogno della complicità di addetti ai controlli compiacenti. Sui biglietti falsi venivano infatti apposti dei segni di riconoscimento.
