In una vita passata, l’aversano Claudio Bovino è stato per oltre dieci anni il responsabile della sezione Wwf della città normanna e, da ambientalista appassionato, uno tra i principali animatori dell’associazione in provincia di Caserta. Oggi, però, pur restando sempre estremamente sensibile alle tematiche legate alla tutela dell’ambiente, ha deciso di assecondare a tempo quasi pieno la sua altra grande passione: la fantascienza. Trasferitosi nel 2002 a Milano, da allora vive lì assieme alla moglie e alle tre figlie e, dopo aver svolto la professione di avvocato, insegna diritto, economia e sociologia negli istituti superiori della provincia meneghina. Ma che c’entra in tutto ciò la fantascienza? C’entra, perché Bovino – da storico appassionato di cinema, fumetti e tutto quanto fa immaginario fantastico – da qualche anno ha iniziato una seconda vita da scrittore, in particolar modo con la casa editrice specializzata Delos Books, una tra le realtà di riferimento del settore a livello italiano.
In questi anni, infatti, per le edizioni digitali Delos ha pubblicato prima una serie di mini-racconti in alcune antologie (sulla storica rivista Robot, nel Writers Magazine Italia e nella raccolta Tutti i mondi di Mondo9, vincitrice del Premio Italia 2015 nella categoria “Miglior antologia di fantascienza”) per poi lanciarsi in narrazioni più ampie col thriller Il canto della capinera nella collana Delos Crime, quindi L’adunanza delle sirene e Ragnarok and roll (quest’ultimo in collaborazione con Paolo Ninzatti) nella serie Urban Fantasy Heroes; e ancora col fantascientifico Trumpland nell’antologia Trumped. Il suo racconto Ebano e avorio, ancora inedito, è stato tra l’altro segnalato tra quelli più meritevoli dalla giuria del prestigioso Premio Segretissimo 2017. Nel 2020, inoltre, ha fatto parte della pre-giuria del quarantasettesimo Premio Gran Giallo Città di Cattolica (altra manifestazione di settore storica, tra quelle italiane) e, col racconto horror L’occasione, s’è classificato terzo al Premio Torre Crawford. Accanto a questa scrittura più “ludica”, Bovino ne affianca anche una di tipo tecnico-saggistico, poiché dal 2005 collabora col gruppo editoriale Wolters Kluwer Italia (Ipsoa, Indicitalia, Utet, Sistema Leggi d’Italia) per il quale ha scritto migliaia di articoli, un libro e tre e-book su tematiche ambientali. Ma, indubbiamente, a prevalere nell’animo da creativo visionario di Claudio Bovino è la scrittura applicata al genere fantastico. Il Crivello ha incontrato questo aversano in trasferta e lo presenta ai suoi lettori.

Da dove nasce la sua passione per la scrittura?
“Dalla voglia di raccontare che ho sempre avuto, stimolato probabilmente dalle tante letture fatte sin da ragazzo, a cominciare dalle migliaia di pagine a fumetti sfogliate e lette sin da piccolo: Topolino, le storie pubblicate su Il Giornalino e poi Tex, Diabolik e Superman. E, a seguire, la fantascienza di Urania, Selezione dal Reader’s Digest e le tante enciclopedie a fumetti, con la presenza costante di mia madre e mio padre, in particolare, con la sua passione per la poesia, col suo ripetermi di sfogliare il vocabolario per leggere il significato delle parole. Naturalmente, ha contato molto anche la scuola, ad Aversa, a cominciare dalle elementari, con la maestra Annamaria Armante che diceva che scrivevo bene, per arrivare alle lezioni di italiano, storia, latino e greco del professore Alberto Perconte Licatese al ginnasio del Liceo classico Domenico Cirillo, con i suoi approfondimenti sui personaggi dell’Eneide: storie che mi piaceva anche ascoltare, mentre cresceva in me la voglia di raccontare, di scrivere storie come quelle che mi piaceva leggere. Nel frattempo, il mio immaginario si nutriva di mille altre suggestioni: film di avventura, fantasy e fantascienza, thriller e le serie tv degli anni Ottanta, quelli della mia adolescenza. A tutto questo, si aggiungevano i racconti che mi faceva mio padre a proposito delle sue indagini e dei suoi arresti nelle sue vesti di maresciallo dei carabinieri: bastava guardare una sua foto in divisa tra le montagne della Sicilia e il gioco era fatto, le storie erano già lì nella mia testa. Una prima prova generale, poi, l’ho fatta durante gli interminabili pomeriggi trascorsi con gli amici a inventare avventure per i giochi di ruolo: esperienza coinvolgente, divertente, che richiedeva la preparazione degli scenari, lo studio del background generale oltre che della singola avventura da far vivere ai giocatori, insomma una vera e propria regia”.
Ma quando ha iniziato a scrivere davvero le sue storie?
“Mentirei se dicessi di aver iniziato presto a scrivere. Quello che ho iniziato a fare presto, piuttosto, è stato disegnare e, più avanti nel tempo, anche dipingere, ma sempre a livello ‘amatoriale’. In realtà, ho sempre avuto tanti interessi, come per esempio la tutela dell’ambiente, alla quale ho dedicato, subito dopo il liceo, quasi dieci anni, fondando assieme ad alcuni amici la sezione del Wwf di Aversa: ricordo Carlo Chiatto in primis e, poi Nicola Della Vecchia, Antonio Borrelli, Mimmo Mottola, mio cognato Carmine De Gaetano, Marco Muratori, il compianto Valerio Taglione e tanti altri, ai quali si è aggiunto in seguito Alessandro Gatto, che ha poi portato avanti il nostro progetto. Prima di arrivare a muovere i primi passi nel mondo della scrittura, quindi, ho fatto tante altre cose. Potrei dire che forse la prima prova vera di scrittura è stata la mia tesi di laurea sul giureconsulto Nunzio Pelliccia, vissuto tra il 1540 e il 1608, autore dei Commentaria ad consuetudines aversanas. La tesi è stata la cosa più bella che ho fatto all’università e, molti anni dopo, nel 2010, ha ottenuto un riconoscimento da parte del Comune di Aversa, il Premio Cultura Tiberio Cecere, ma già nel 2002 ne avevo trasfuso la parte più significativa in una pubblicazione sulla Rivista storica del Sannio. Un paio di anni fa, tra l’altro, ho rimesso mano alle carte con l’idea di dare alla stampe una monografia in cui riversare sia tutta la documentazione rimasta esclusa, per motivi di spazio, dalla pubblicazione del 2002 sia tutto il materiale nuovo aggiunto in questi anni”.
Dopo la laurea, però, arrivò il trasferimento a Milano…
“Sì. E, tra l’altro, quella tesi ha giocato molto anche nell’inizio della collaborazione editoriale che porto avanti ormai dal 2005 col gruppo Wolters Kluwer Italia, poiché la feci leggere a un professore del master in Gestione e recupero delle Risorse ambientali frequentato all’università di Milano-Bicocca nel 2003, una volta trasferitomi a Milano: tempo dopo, nel comunicarmi che purtroppo, in quel momento, non aveva opportunità di stage interessanti per la mia figura professionale di avvocato, nel ricordarsi della mia tesi mi mise in contatto con Ipsoa e da lì è iniziata una collaborazione che mi ha portato a scrivere più di millecinquecento articoli, tre ebook, un libro e tanto altro, in particolare in materia di ambiente, rifiuti, diritto dell’Unione europea e privacy. Quindi, se dovessi qualificarmi come scrittore, potrei dire di esserlo con riferimento alla scrittura professionale giuridica. Per la narrativa, in particolare quella cosiddetta di genere, sto muovendo soltanto i primi passi”.
Primi passi che, però, le stanno portando già qualche soddisfazione…
“Diciamo che ho avuto qualche segnale di apprezzamento che mi incoraggia a proseguire su questa strada, a sperimentare, a cimentarmi a scrivere. L’idea di provare a scrivere mi è venuta a Milano, una decina di anni fa. Avevo preso la buona abitudine di andare alle serate di presentazione di libri organizzate per la sigla Borderfiction da Andrea Carlo Cappi e Giancarlo Narciso, con ospite fisso Stefano Di Marino, tutti prolifici scrittori di romanzi d’azione, gialli e d’avventura, presso l’hotel Admiral di Edward Coffrini dell’Orto, che ospita anche il club ufficiale di James Bond: sentirli parlare di tecniche di scrittura, seguire le interviste degli autori invitati, gli interventi di Alan D. Altieri e le iperboliche performance di Andrea G. Pinketts, l’amicizia con Marco Donna e Francesco G. Lugli; insomma, vivere in qualche modo questa sorta di dietro le quinte della scrittura in cui di volta in volta veniva svelato qualche segreto, aveva fatto nascere la voglia di provarci. A ogni modo, l’occasione si è presentata nel 2011, alla presentazione a Milano del romanzo Tutto quel nero di Cristiana Astori per il Giallo Mondadori: al termine della presentazione, intervenne Franco Forte, scrittore nonché editor dei Mondadori da edicola (Gialli, Urania e Segretissimo), il quale invitò gli astanti a partecipare al contest della Writer Magazine Italia per un racconto da pubblicare nell’antologia 365 racconti sulla fine del mondo. Bisognava scrivere un racconto di una pagina, una storia condensata in duemila battute. Una bella sfida che mi portò a vincere la timidezza, col mio racconto bonsai Il pieno, per favore. E che soddisfazione quando l’antologia fu citata, con tanto di riproduzione della copertina, persino su Dylan Dog! Lo zoccolo duro dei partecipanti al contest era costituito dai tanti aspiranti scrittori che frequentavano all’epoca il forum della Writer Magazine Italia, con i quali cominciai a chiacchierare assiduamente, scambiando esperienze e consigli e conoscendo persone che, a distanza di alcuni anni, hanno cominciato ad affermarsi nel panorama letterario italiano: una stimolante e importante palestra per me, oltre che l’occasione di fare nuove conoscenze che, in alcuni casi, sono diventate vere e proprie amicizie. Ci avevo preso gusto e così partecipai a tutte le successive antologie 365 edite dalla Delos Books con i racconti Non era la mia guerra (365 Racconti di Natale, nel 2013), Rosso e blu (365 Storie d’amore, ancora nel 2013) e Un tuffo dove il mare è più blu (365 racconti d’estate, nel 2014). Un altro contest, poi, portò alla pubblicazione del micro-racconto di fantascienza Manchadas nella raccolta Tutti i mondi di Mondo9, curata da Dario Tonani, vincitrice del Premio Italia 2015 per la ‘Miglior antologia di fantascienza’ uscita nel 2014. Quindi, dopo queste prime esperienze, nel 2015 Stefano Di Marino mi offrì la possibilità di cimentarmi con racconti più lunghi delle 2000 battute: per lui, in collaborazione con un amico, ho firmato sotto pseudonimo cinque racconti lunghi per adulti, cinque spy-story pepate ad alto contenuto di scene d’azione. E ringrazio nuovamente Stefano per questa ottima occasione data a un autore alle prime armi, per crescere e imparare i trucchi del mestiere”.
Ma nel 2015 ha pubblicato anche il racconto lungo Il canto della capinera, giusto?
“In realtà, il racconto Il canto della capinera è il risultato finale di un percorso avviato nel settembre 2014, quando avevo partecipato a un contest letterario per il quale bisognava scrivere un miniracconto storico ambientato nella Milano del 1576 descritta nei romanzi di Franco Forte che hanno come protagonista il notaio criminale Niccolò Taverna. In particolare, il racconto doveva fare diretto riferimento al romanzo Ira Domini – Sangue sui Navigli: ne sarebbero stati selezionati venti, da pubblicare in un numero della Writers Magazine Italia, con la possibilità data agli autori di scrivere un racconto di massimo 60.000 battute, di genere thriller storico, che Franco Forte avrebbe valutato personalmente per la pubblicazione in una antologia dei Gialli Mondadori. Ebbene, sì, ho rischiato di essere pubblicato nell’antologia dei famosi Gialli Mondadori uscita nell’estate 2015 (Delitti in giallo), ma purtroppo ho superato solo il primo step (col racconto Requiescat in pace) ma non il secondo. Ciononostante, il racconto era comunque piaciuto e Franco Forte mi ha offerto di lavorarci un po’ per poterlo pubblicare come ebook nella collana Delos Crime. Si tratta di una storia con la struttura base di un giallo classico con sfumature di noir, e potrei dire, anche di green, se penso alle tematiche ambientali. Si svolge in una cittadina della Campania, a Nord di Napoli, sul mare, della quale non viene detto il nome. Già nelle prime pagine, assistiamo al ritrovamento di un cadavere e andando avanti nella storia scopriremo di chi si tratta, seguendo l’indagine del giovane giornalista Davide Fasano, che, non a caso si occupa di giornalismo d’inchiesta su inquinamento e ambiente. Nelle mie intenzioni, il testo doveva essere di agevole lettura presentando differenti livelli per indurre il lettore a cogliere significati più profondi sulle vicende dei personaggi e su aspetti degradanti della nostra società”.
Quali sono i personaggi principali?
“Accanto al protagonista, Davide Fasano, che è l’uomo puro della situazione e per il cui nome devo ringraziare l’amico Paolo Colombo, che lo aveva utilizzato per un test sulla penetrabilità delle difese informatiche di una importante azienda, tra i comprimari vi sono i carabinieri e un magistrato, per i quali ho attinto da modelli sia letterari sia reali, tant’è che quest’ultimo è un omaggio al caro amico di famiglia, purtroppo scomparso, Gianni Lubrano di Ricco, giudice della Corte di cassazione e senatore della Repubblica, il quale all’inizio della sua carriera è stato pretore ad Aversa e, per molti anni, anche presidente del Wwf Campania. Il maresciallo dei carabinieri Umberto Mastriani, invece, è un omaggio sia a mio padre Umberto Bovino sia allo scrittore Francesco Mastriani, al quale si deve il primo giallo partenopeo: vi sono, poi, altri omaggi a Maurizio de Giovanni e a Massimo Siviero. Avendo apprezzato Il canto della capinera, Franco Forte tempo fa mi aveva detto che avrebbe gradito una nuova storia con Davide Fasano da pubblicare con la Delos: e ho già pronte due trame in cui torna in azione, ma Davide è già comparso nel racconto Ebano e avorio (inedito) che è stato ‘segnalato’ dalla giuria del Premio Segretissimo 2017, nel quale è quantomeno un coprotagonista. Vedremo se nel 2021 riuscirò ad avere tempo di realizzare questi progetti”.

Che cosa ha scritto dopo quel racconto?
“Nel 2016, mi sono cimentato con L’adunanza delle sirene e l’anno dopo col romanzo breve Ragnarok and roll, quest’ultimo scritto assieme a Paolo Ninzatti: rappresentano per adesso gli ultimi due episodi della serie Urban fantasy heroes ideata e curata da Emanuele Manco. Anche in questo caso si parte da un contest, con Emanuele che ha scritto I Daimon di Pandora, cioè l’episodio pilota che ha posto le basi della serie e gli altri autori chiamati poi a proseguire la storia. In pratica, lo spunto narrativo di partenza è che, utilizzando come varchi i moderni dispositivi elettronici quali chiavi usb, tablet e la rete, alcuni demoni che vivono in un’altra dimensione possono accedere alla nostra realtà. È già accaduto nel corso della storia dell’umanità, utilizzando altri tipi di varchi e grazie a rituali, con i demoni che una volta giunti nel nostro mondo assumono le sembianze di esseri fantastici appartenenti alle più svariate tradizioni del globo, dalle divinità greche a quelle giapponesi, dagli dei norreni ai personaggi di antiche favole. Chi è a contatto con i dispositivi elettromagici assumere poteri che deciderà di utilizzare per fare il bene o il male. Per certi versi, c’è un richiamo ai fumetti dei supereroi o alla serie tv Heroes, ma con una connotazione del tutto originale. Ognuno degli autori che ha partecipato al progetto scrivendo gli episodi successivi ha dato il suo contributo sviluppando la serie sia in senso orizzontale, portando avanti la trama generale, sia in senso verticale, creando episodi che possono stare in piedi da soli, ben caratterizzati nei personaggi e nelle ambientazioni, che sono uno tra gli elementi richiesti dal contest: un’ambientazione urbana che facesse da protagonista. E si tratta di autori che si stanno distinguendo e affermando con le loro opere. Tra tutti cito Scilla Bonfiglioli, vincitrice di vari premi letterari tra i quali il Gran Giallo Città di Cattolica nel 2018 e il Premio Altieri nel 2019 oltre a quelli che sta racimolando col recente La bambina e il nazista scritto a quattro mani con Franco Forte; e Alain Voudì, vincitore del Premio Robot 2020; ma anche il mio pard, Paolo Ninzatti, finalista al Premio Vegetti 2020. La serie merita una lettura da parte degli amanti del fantasy, ma non solo per la sua freschezza e originalità, oltre che per le invenzioni degli autori e per la loro capacità di scrittura. I racconti non mancano di ironia, anche per fare da contraltare agli eventi incredibili e drammatici che vengono narrati. Forse, uno tra i principali punti di forza è proprio la possibilità di avere, sotto la guida dell’unico ‘demiurgo’ Emanuele Manco, punti di vista differenti con eroi e città diverse, con la possibilità di reinterpretare miti, leggende e tradizioni di svariate latitudini, non sempre conosciute. La città che ho scelto per il mio L’adunanza delle sirene è Napoli, perché dopo aver letto il primo episodio ho capito che doveva essere proprio Napoli ‘La’ città in cui ambientare la ‘mia storia’, per il tipo di ‘demone’ che vi appare e per i tratti autobiografici che vi ho inserito (come il protagonista Gaetano, ho studiato giurisprudenza alla Federico II). Il racconto si apre a Castel dell’Ovo con un pranzo di Natale in un dicembre particolarmente caldo, con un paragrafo intitolato Il simposio, per richiamare i più famosi simposi di Platone e Senofonte, così come le parodie di Luciano e Petronio. Alcuni personaggi si rifanno alla tradizione del teatro napoletano mentre altri a quelli creati da Luciano De Crescenzo. Curiosamente, la Rai nell’ottobre 2017 ha mandato in onda la prima stagione della serie Sirene, con toni di commedia molto simili al mio racconto, ambientata a Napoli e con molte scene girate proprio a Castel dell’Ovo. Inoltre, vi recita anche Luca Argentero le cui fattezze, ma solo nella mia testa, avevo dato a Gaetano, il mio protagonista. Insomma, le mie idee non devono essere proprio malaccio se qualcuno ha realizzato qualcosa di simile a quanto io avevo immaginato”.
Passiamo a Ragnarok and roll?
“Il successivo Ragnarok and roll si sviluppa intorno a due fili narrativi: lo scrittore Paolo Ninzatti, che vive a Odense e col quale ho stretto amicizia tramite il forum della Writers Magazine Italia, ha scritto la parte cospicua in cui viene presentato il personaggio di Marziangela, Marzy per gli amici, un nuovo ‘urban fantasy hero’ che si aggiunge a quelli della serie, mentre io mi sono concentrato a realizzare uno stretto raccordo con i precedenti episodi, inserendo paragrafi che si alternano come siparietti di un’opera musicale, in particolare facendo comparire un personaggio de L’adunanza delle sirene. Poi, insieme abbiamo rivisto il tutto, omologando lo stile dove necessario. È stato un lavoro a quattro mani molto stimolante e divertente: nella fase di revisione hanno contribuito anche altri autori della serie, operando una generosa lettura del testo e dispensando numerosi consigli, tramite un’apposita writing room ‘segreta’ aperta su Facebook. Il contest è ancora attivo e volendo si possono ancora inviare a Emanuele racconti da valutare per la pubblicazione, anche se a questo punto della trama, considerata la complessità dell’intreccio, con Emanuele stavamo pensando di ideare un arco narrativo che portasse a concludere la seconda stagione. Chi comunque fosse interessato a partecipare, può trovare tutte le informazioni utili sul forum della WmI: http://www.writersmagazine.it/forum/viewforum.php?f=94”.
In mezzo a questi due racconti lunghi c’è Trumpland.
“Si tratta di un racconto di fantascienza incluso nell’antologia Trumped, disponibile sugli store in formato cartaceo e digitale dal 1 ottobre 2016 per i tipi di Dbooks.it: la data di pubblicazione è importante dato che un mese dopo, l’8 novembre 2016, si sono tenute le elezioni americane che avrebbero consacrato il magnate repubblicano Donald Trump quale quarantacinquesimo presidente americano. Moltissimi dubitavano di questo risultato, dato che il controverso The Donald non godeva dei favori del suo partito. E allora il filo rosso che lega i racconti è proprio la risposta che ognuno degli autori interpellati per l’antologia ha voluto dare a questa domanda: ‘E se Trump vincesse le elezioni?’. Da un gruppo di scrittori, diversi per ispirazione e sensibilità, sono nati così racconti che senza preconcetti e premesse ideologiche hanno declinato la risposta scegliendo genere e ambientazione realistica, grottesca, onirica, fantascientifica che consentisse a The Donald di essere rappresentato con storie che cercano di divertire, provocare, stimolare e sorprendere. Il mio racconto Trumpland propone una nuova missione del Primo Accordatore, il personaggio di un crono-agente creato per il microracconto Un bel respiro profondo incluso nell’antologia di fantascienza Il magazzino dei mondi 3: il suo compito sarà quello di capire chi ha alterato la tempo-corda e porre rimedio alla Stonatura. Il titolo è lo stesso che poco dopo ha utilizzato Michael Moore per un docufilm, Michael Moore in TrumpLand, girato dal vivo durante uno spettacolo-monologo in un teatro dell’Ohio, il 7 ottobre. E devo rivelare che, nelle mie intenzioni, per il Primo Accordatore non finisce qui…”.
E poi, nel 2019, c’è stato Carney Park.
“Sì, altro contest della Delos, altro racconto. Anche in questo caso, l’impulso è venuto da un contest, stavolta proposto da Fabio Novel, curatore della collana Delos Passport, che mira a portare il lettore in giro per il mondo con una grande attenzione alla qualità dell’ambientazione, in cui i luoghi, fisici ma anche umani o culturali o sociali, diventano protagonisti come i personaggi delle trame. Date queste premesse, credo che il mio racconto Carney Park sia per adesso l’unico che porta il lettore all’estero facendolo però rimanere in Italia, dato che è ambientato in un parco gestito dalla marina statunitense in Italia, che ripropone alcune caratteristiche delle basi militari disseminate per il Globo. Ancora una volta, basandomi sulle esperienze di mio padre, che per sedici anni ha svolto il suo servizio come maresciallo dei carabinieri presso la base Nato di Bagnoli, il racconto narra di un delitto commesso durante i festeggiamenti del 4 luglio. Non svelo altro, lasciando il piacere della scoperta a chi vorrà leggerlo”.
Siamo arrivati al 2020, anno della pandemia da Covid-19. Come ha vissuto questo anno così particolare?
“Come molti, il distanziamento sociale conseguente alla pandemia ha portato a un appesantimento del lavoro in remoto: da alcuni anni, ho lasciato la professione forense per dedicarmi all’insegnamento e agli articoli giuridici e, in questi mesi, il lavoro su tutti i fronti si è moltiplicato, togliendomi il tempo di scrivere. Sono comunque riuscito a fare alcune interviste a disegnatori di fumetti e scrittori per le pubblicazioni dell’AMys, l’Associazione culturale dei nipoti di Martin Mystére: peraltro, qualche anno fa avevo dato la disponibilità dell’AMys a leggere le bozze dei romanzi di Martin Mystère editi dalla Sergio Bonelli, al fine in particolare di verificare la continuity con la serie inedita che continua a uscire in edicola dal 1982. Ebbene, l’autore di quei romanzi, Andrea Carlo Cappi, ha fatto un regalo al gruppo di lettura AMys dando il nostro nome ad alcuni comprimari. Per quanto mi riguarda, il mio avatar a fumetti si chiama Clark Bovino ed è un agente della New York Police Department che è comparso nei romanzi Le guerre nel buio del 2018 e La pietra di Wolfram del 2020: un regalo grandioso per me, che leggo Martin Mystère da quando ero alle scuole medie. In estate, ho avuto l’onore di far parte della pre-giuria per il quarantasettesimo Premio del Gran Giallo di Cattolica assieme ad amici scrittori come Samuele Nava, Giulio Palmieri, Salvatore Stefanelli e Andrea Valeri. È stata davvero una bella esperienza e una gran faticata leggere il centinaio e passa di racconti partecipanti. Poi, inaspettatamente, a fine estate, è arrivato anche per me un riconoscimento: il mio racconto horror L’occasione si è piazzato terzo al Premio Torre Crawford, organizzato col patrocinio del Comune di San Nicola Arcella e incluso nell’antologia ufficiale del concorso Perché il sangue è la vita edita in volume e ebook da Oakmond Publishing. In questa stessa antologia, c’è anche il racconto omonimo che ha ispirato il concorso letterario nella nuova traduzione di Andrea Carlo Cappi, curatore dell’antologia e presidente della giuria, ma al quale non avevo detto della mia partecipazione. E per me è stato davvero un grande onore, oltre che un piacere, essere premiato proprio da Andrea”.
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