La crisi nata a causa dell’emergenza Covid-19 si è riversata prepotentemente sui vari settori dell’occupazione in Italia. Nel 2020, nel Bel Paese si rischia di contare circa due milioni di disoccupati in più. I dati, resi noti dall’Agi, l’agenzia giornalistica Italia, sono stati forniti dall’Istat, l’Istituto nazionale di statistica. I commenti a questi numeri arrivano da Francesco Seghezzi, presidente della fondazione Adapt, un’associazione senza scopo di lucro fondata per promuovere studi e ricerche di lavoro. Secondo quanto riferito dall’Istat, è stato stimato che nel 2020 ci sarà un calo del 9,3% per quanto riguarda gli occupati a tempo pieno. Questo dato, tradotto in parole, secondo Seghezzi, significherà oltre due milioni di posti di lavoro persi. L’Istituto di statistica ha anche riferito, inoltre, che mezzo milione di persone ha smesso di cercare di lavoro, e che ci sarà un crollo del Pil dell’8,3%. Lo shock, in caso di previsione azzeccata, sarebbe senza precedenti.
Il calo dell’occupazione del 9,3% è un dato drammatico, molto più del crollo del Pil. Secondo Seghezzi, infatti, far riprendere l’intero mercato del lavoro dopo un calo di posti del genere è assai più complesso che far risollevare il Pil dal crollo stimato. Il ragionamento dell’economista procede nella direzione dei posti di lavoro: quando un posto di lavoro viene perso, non è detto che un aumento del Pil riesca a ricrearlo. Può accadere, certo, ma può anche succede che non si crei nessun altro posto di lavoro, perché il Pil è aumentato in settori che non posseggono una grande domanda di occupazione.
L’analisi dei numeri forniti dall’Istat si sposta anche verso l’anno prossimo, quando le previsioni parlano di una crescita del 4,1%. La differenza con il -9,3% di quest’anno, sempre che le previsioni si avverino, rimarrebbe comunque importante: perdere due milioni di posti di lavoro e recuperarne solo quasi 900mila, significherebbe lasciare per strada più di un milione di persone disoccupate. Anche con una crescita del 4,1% si resterebbe distanti dalla situazione esistente prima dell’emergenza Covid-19. Seghezzi, per concludere, parla di dati che dovrebbero far riflettere e, soprattutto, stimolare ad intervenire chi di dovere. Il 4,1% non basterebbe, quindi, e l’impatto politico sarebbe talmente grande che la politica stessa non dovrebbe occuparsi d’altro. Una ripartenza in questa fase non può prescindere da un’economia rilanciata in particolar modo per generare occupazione, che è la cosa di cui si ha più bisogno in questo momento.
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