Costruire con il DNA
Ricercatori del dipartimento di ingegneria della Columbia University, assieme ad un gruppo dal National Laboratory di Brookhaven, hanno sperimentato un metodo innovativo con cui costruire nano-strutture di DNA. Grazie alla sua modularità e alle sue proprietà di auto-assemblamento, il DNA è molto studiato come materiale per le nanotecnologie. Purtroppo, però, proprio perché ha origine e uso biologici, è molto fragile e dipendente da precise condizioni ambientali di pressione, acidità e temperatura. Gli scienziati hanno tuttavia implementato un nuovo metodo che permette di costruire strutture ordinate con notevoli proprietà di resilienza e resistenza (più di 1000 gradi e 78000 atmosfere). Tramite uno speciale tipo di cristallizzazione controllata e con l’aggiunta di silicati, hanno formato strutture la cui porosità può essere modificata a piacimento, con innumerevoli applicazioni nei campi dell’ottica, grazie alle proprietà rifrangenti, e della chimica industriale, grazie alla possibilità di creare filtri molecolari.
Capodogli coalizzati contro i balenieri?
Un team della prestigiosa Royal Society ha condotto uno studio, sfruttando modelli matematici e diari di bordo di balenieri, per risolvere un mistero storico. Dai diari di bordo di balenieri americani del Nord Pacifico attivi agli inizi del diciannovesimo secolo, si può constatare un improvviso e notevole (-58%) calo di efficienza nella caccia ai capodogli in una zona oceanica nell’arco di un paio d’anni. Questa decrescita del tasso di catture riuscite non è stata spiegabile con mutamenti nel meteo o cambi di attrezzature utilizzate. Gli scienziati hanno allora formulato varie ipotesi: diminuzione dell’esperienza dei balenieri, eliminazione solo di individui deboli ed inesperti e comunicazione culturale tra i cetacei.
Grazie ai dettagliati dati geografici, meteorologici e temporali che i balenieri annotavano, si è escluso un calo di capacità nei cacciatori, dal momento che gli stessi balenieri in luoghi diversi avevano tassi di cattura simili. Si è pensato allora che, eliminati nel primo periodo gli individui facilmente catturabili, fossero rimasti solo adulti esperti e sfuggenti. Ma anche questa ipotesi è stata confutata da molteplici simulazioni con dati più moderni sulla caccia alle balene. Infine, basandosi sulle conoscenze etologiche dei capodogli e su altre simulazioni di caccia, si è osservato che introducendo fattori di “comunicazione” tra le famiglie di capodogli, si osservava un decremento dei tassi di cattura del tutto simile a quello riportato. Lo studio propone che sia stata l’evoluzione culturale (largamente studiata in cetacei, primati e corvidi) a permettere a questi capodogli di evitare le rotte di caccia con tanta efficacia.
Radicali liberi insospettabili
Dei ricercatori dell’Istituto Paul Scherrer in Svizzera hanno osservato, in particolati aerei, un determinato tipo di reazioni chimiche che producono radicali liberi. Era già conosciuto che nell’aria il nanoparticolato potesse essere particolarmente pericoloso per la salute umana, poiché le piccole particelle trasportavano nell’apparato respiratorio composti chimici pericolosi come i radicali liberi. Uno specifico tipo di radicali liberi sono le specie reattive dell’ossigeno. Questi composti sono estremamente reattivi e possono destabilizzare irreversibilmente le molecole con cui entrano in contatto, “strappando” elettroni. I ricercatori, ricreando condizioni atmosferiche standard e usando particolari strumenti di osservazione ad alta definizione con raggi X, hanno osservato che alcune reazioni chimiche, alimentate dalla luce ultravioletta, avvengono relativamente spesso nell’atmosfera. Queste reazioni vengono usualmente catalizzate (velocizzate e facilitate) da particolati metallici di scarto dalla combustione dei combustibili fossili, come piccole particelle di ferro. In condizioni di moderata umidità, queste specie chimiche pericolose vengono “rallentate” e costituiscono un minor pericolo, ma con l’aumentare dei climi aridi diventeranno probabilmente più pericolose.

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