Fu direttamente Eugenio Scalfari, il 18 aprile 1990, a inaugurare la prima, storica sede napoletana del quotidiano La Repubblica, in piazza dei Martiri, all’interno del prestigioso palazzo Partanna. Il taglio del nastro ufficiale ci fu durante una grande festa a castel Sant’Elmo, alla quale naturalmente presero parte i rappresentanti istituzionali e quelli del mondo della cultura, dell’economia e delle professioni, tutti presenti per salutare lo sbarco all’ombra del Vesuvio di uno dei due grandi quotidiani realmente nazionali (l’altro, il Corriere della Sera, sarebbe arrivato sette anni più tardi, a giugno 1997, col varo del Corriere del Mezzogiorno), per arricchire il panorama dell’informazione e della stampa quotidiana in Campania, all’epoca dominato dalla tradizionale voce giornalistica del Mezzogiorno, cioè Il Mattino.
Era un’altra Napoli, in un’altra Italia e in un altro mondo. Il muro di Berlino era crollato soltanto pochi mesi prima e il ciclone di Tangentopoli era ancora di là dal travolgere la vecchia nomenclatura politico-istituzionale a livello locale e nazionale. Soltanto tre anni e mezzo più tardi, a dicembre 1993, la vittoria di Antonio Bassolino alle elezioni per il sindaco di Napoli avrebbe avviato una stagione nuova per la città e per la regione, ben simboleggiata da un luogo-simbolo come piazza del Plebiscito liberata finalmente dalle auto e restituita alla sua originale bellezza. Di quella stagione, la redazione partenopea de La Repubblica è stata grande protagonista, raccontandone le glorie e le cadute, i sogni e le disillusioni, per poi puntare il proprio sguardo sempre attento – tra inchieste e idee, reportage e approfondimenti tematici, campagne di stampa ed eventi paralleli – sui fatti piccoli e grandi, gioiosi e drammatici che hanno attraversato tre decenni della storia di Partenope, fino al difficile periodo attuale caratterizzato dalla presenza tra di noi di un nemico invisibile come il Covid-19, continuando in ogni caso a puntare sempre le proprie antenne sulla realtà circostante, indirizzandole al tempo stesso anche su un futuro che oggi s’intravede ancora incerto e che, probabilmente, porterà con sé nuove tipologie di quotidianità basate sulla convivenza forzata col virus.
Domani, sabato 18 aprile 2020, La Repubblica – Napoli festeggia i suoi primi trent’anni. E lo fa con uno splendido omaggio per i propri lettori, ai quali regala col quotidiano il libro Novanta-Venti. Trent’anni di Napoli raccontati da Repubblica, 360 pagine con ben 77 autori, arricchito da un saluto alla città di Eugenio Scalfari, dalla prefazione del direttore Carlo Verdelli e dall’introduzione di Ottavio Ragone, l’attuale responsabile dell’edizione napoletana. Il volume, realizzato nell’impaginazione e nella grafica dall’editore Guida, è corredato dalle fotografie di Riccardo Siano e dalla riproduzione di prime pagine storiche del quotidiano. Firmano gli articoli, accanto ai giornalisti “di casa”, ben sessanta autori “ospiti” che raccontano la loro Napoli, ciascuno per le proprie competenze: dalle prime inchieste di Tangentopoli fino all’emergenza sanitaria del Coronavirus, passando attraverso le principali vicende e le storie dei protagonisti di questo trentennio. Tra le varie firme ci sono anche il direttore d’orchestra Riccardo Muti, gli attori Vincenzo Salemme e Gianfelice Imparato, gli scrittori Maurizio Braucci e Valeria Parrella, il ministro dell’Università Gaetano Manfredi, il filosofo Aldo Masullo, i registi Roberto Andò e Ruggero Cappuccio, il produttore Nicola Giuliano e, poi, i direttori dei musei e tanti esponenti dell’università, dell’economia e del mondo scientifico. “Il nostro vuol essere – spiega Ragone – anche un invito a non mollare in tempo di crisi e difficoltà. Repubblica ha fiducia, ne verremo fuori. Questo libro sta a dimostrare che si può costruire: siamo accanto alla città, ai lettori e ai napoletani“.
Dal 18 aprile 1990 a oggi, la redazione del quotidiano è stata spostata prima alla Riviera di Chiaia e poi a via dei Mille, dove si trova oggi. Alla guida si sono susseguiti, in questi tre decenni, prima Franco Recanatesi, poi Alfredo del Lucchese, Luigi Vicinanza, Antonio Corbo, Giustino Fabrizio, fino a Ragone. Anche la città tutt’intorno è cambiata, così come l’Italia e il mondo. Proprio La Repubblica, per esempio, ha dedicato enormi attenzioni al mondo del web, integrando – tra i primi quotidiani in Italia – il giornale cartaceo col sito e con le nuove tecnologie digitali. E lo stesso ha saputo fare e continua a fare anche la redazione partenopea, che celebra il proprio compleanno anche con uno speciale sul sito, forte del fresco traguardo degli otto milioni e mezzo di contatti unici in un mese, con una crescita del centotrenta per cento. Sempre con uno sguardo al futuro, senza mai dimenticare la propria identità.