“Per avere un vaccino che serva a tutti c’è bisogno di più tempo. Nella migliore delle ipotesi aprile o maggio dell’anno prossimo”. Il professore Paolo Ascierto, ricercatore e direttore dell’Unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative del Pascale, e Stefano Graziano, presidente della commissione Sanità della Regione Campania, sono stati i protagonisti della videoconferenza su ‘Organizzazione sanitaria e farmaci ai tempi del Covid-19’. A moderare l’incontro è stato Gianluca Cioffi, presidente del Rotary Club Aversa ‘Terra Normanna’, che ha coinvolto nell’evento i circoli Rotary della Campania, presenti nella diretta web con i loro maggiori rappresentanti. Il sindaco Alfonso Golia ha portato il saluto della città di Aversa.
Star del meeting online, Ascierto ha iniziato il suo intervento illustrando come si è giunti all’uso e alla sperimentazione del Tocilizumab nella terapia per il contrasto al Coronavirus. “La storia del Tocilizumab nasce il 5 marzo alle due di notte. Stavo chattando con due mie collaboratrici, valutando insieme alcuni lavori scientifici per cercare dei farmaci che si potessero utilizzare. La chiave era il sistema immunitario. In quel momento c’era anche collegato il direttore generale del Pascale Attilio Bianchi, il quale propose di coinvolgere nella ricerca anche i medici cinesi con cui abbiamo, da tempo, una collaborazione scientifica. Una volta contattati i colleghi cinesi, proponendogli i farmaci che volevamo utilizzare, loro ci dissero non solo che andava bene, ma che il Tucilizumab lo avevano già utilizzato in 21 pazienti e in 20 di questi c’erano stati dei miglioramenti in 24/48 ore. Ho immediatamente chiamato Enzo Montesarchio – suo collega e amico – il direttore dell’oncologia del Monaldi, per parlargli di questa opportunità e iniziare il trattamento. Sabato 7 marzo abbiamo trattato i primi due pazienti, tra l’altro quelli che stavano nelle condizioni peggiori, cioè intubati. 24 ore dopo, uno di questi pazienti ebbe una risposta eccezionale”.
Ascierto è passato poi ad illustrare come si sta attuando la sperimentazione del Tucilizumab. “Il 19 marzo abbiamo iniziato la sperimentazione, dopo l’ok dell’Aifa, su tutto il territorio nazionale, con 600 centri che adesso hanno il farmaco a disposizione. Al momento ci sono 1.800 pazienti che sono in cura con il Tucilizumab, per un totale oltre 4mila casi trattati. Grazie al Tucilizumab puntiamo a ridurre il tasso di mortalità del Covid-19. C’è un cauto ottimismo, ma questo lo possiamo sapere dai dati che ci perverranno al termine della sperimentazione. Il 21 o 22 aprile avremo questi primi dati, li analizzeremo e nel giro di due, massimo tre settimane, ci saranno i risultati definitivi”.
Ma la novità più interessante e, allo stesso tempo, meno immediata riguarda il vaccino. “C’è un’azienda italiana, con cui abbiamo una collaborazione atavica – ha esordito su questo tema Ascierto – la quale, in questo momento, ha per le mani uno studio sul vaccino. Probabilmente sperimenteremo il vaccino a Napoli, tra Pascale e Cotugno. Ovviamente non è un vaccino che arriverà domani mattina. In questo momento si sta facendo la sperimentazione sui topi e i primi dati sono importanti perché ha la capacità di produrre anticorpi. Va ancora testato e va verificato che non abbia effetti collaterali. Alla sperimentazione ci arriveremo verso ottobre o novembre, ma per avere un vaccino che serva a tutti c’è bisogno di più tempo. Nella migliore delle ipotesi – ha sentenziato Ascierto – aprile o maggio dell’anno prossimo”.
Infine, sollecitato da una nostra domanda, Ascierto ha parlato della medicina del territorio “che da noi ha funzionato bene, al contrario del Nord. Nel Nord – ha proseguito – si è tutto accentrato negli ospedali e questo, purtroppo, ha determinato la diffusione del virus nei nosocomi, con molti colleghi morti. Alla fine il sistema è andato in tilt. Per queste e altre ragioni la terapia domiciliare è importante, ma deve essere efficace. L’idrossiclorochina è attualmente utilizzata dai pazienti che hanno la polmonite e sono ricoverati. Come ha affermato Enzo Montesarchio è unita ad un antivirale usato contro l’Hiv. Questo è nelle linee guida della Società italiane delle malattie infettive. In molti pazienti è utilizzata quando si iniziano ad avere i primi sintomi. Se sia realmente efficace o no, non lo sappiamo. Solo la sperimentazione clinica ce lo può dire. Va fatta, comunque, sotto controllo medico e qui il medico di famiglia può sicuramente vigilare per gli eventuali effetti collaterali e per evitare il fai da te che rischia di provocare danni”.
Subito dopo Paolo Ascierto è intervenuto Stefano Graziano, con il quale inizialmente è stato affrontato il tema dell’organizzazione della medicina del territorio in tempo di Covid e, in particolar modo, delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale, attuate in Campania a macchia di leopardo. “Lavoriamo per farle operare uniformemente su tutto il territorio – ha spiegato Graziano – ma teniamo conto che noi abbiamo avuto una sanità commissariata fino a dicembre 2019. Avevamo 14mila unità in meno nel personale e da questo punto di vista gli operatori della sanità hanno fatto, quindi, un lavoro enorme. Io penso che le Usca siano l’elemento fondamentale sul quale tutti noi abbiamo un po’ spinto proprio per passare dall’ospedale al territorio. Il punto di fondo è tentare di non fare arrivare il paziente in ospedale. Facciamo così due cose importanti: la prima salviamo il paziente; la seconda non c’è intasamento negli ospedali. Il lavoro, da questo punto di vista, continua non solo per il Covid, ma prosegue con l’obiettivo di deospedalizzare, per passare sempre di più alla medicina del territorio e far diventare la sanità più vicina al paziente. Creare, infine, una grande rete con i medici di base che sono coloro che conoscono meglio il paziente”.