Siamo ormai nel clou della stagione primaverile e l’aumento della concentrazione di pollini nell’aria che respiriamo non è sicuramente visto di buon occhio dai numerosi soggetti che vi sono sfortunatamente allergici. Le allergie possono essere causate da pollinosi da Graminacee, Composite, Betullacee, Parietaria, Cupressacee e Oleacee. Ma che cos’è un’allergia? L’allergia è il risultato di un’ipersensibilità da parte del sistema immunitario verso agenti estranei, definiti per l’appunto allergeni, che possono essere rappresentati da molteplici sostanze quali: pollini, polveri, cibi, acari e non solo.
Nel caso di nostro interesse l’introduzione di polline nel cavo orale e nasale determina nei soggetti allergici la produzione di anticorpi specifici ovvero le immunoglobuline E (IgE) che si “legano” alla superficie di cellule presenti in cute e mucose del sistema respiratorio. Tale legame è il preludio di una cascata infiammatoria determinante anche il rilascio di sostanze quali istamine. La sintomatologia può variare da soggetto a soggetto ma da un punto di vista generale è possibile caratterizzarla in questo modo: ostruzione nasale, starnuti, prurito, che può interessare sia naso che occhi, con lacrimazione, ipersensibilità alla luce, arrossamenti congiuntivali. Nei casi più gravi si possono manifestare asma e tracheiti.
La sfida primaverile del 2020 vede però, oltre i classici allergeni, un nemico in più: l’ormai noto virus che causa la malattia Covid-19. Anche nel caso delle infezioni virali il sistema immunitario del soggetto è messo a dura prova, tuttavia il meccanismo d’azione è spesso più complesso, rendendo la comprensione e poi l’approccio ad eventuali terapie più impegnativo in termini di tempo e realizzazione. Ma se tutti ormai conosciamo la sintomatologia legata ad infezione dal nuovo Coronavirus in pochi sanno distinguere tali sintomi da quelli di una stagionale allergia.
È probabile che un soggetto allergico da tempo sappia fare distinzione tra le due sintomatologie, ma è pur vero che le allergie possono insorgere anche in età avanzata e dunque destare preoccupazione in coloro che non ne avevano mai avvertito sintomi e, inoltre, anche per coloro i quali si trovano a contatto con un soggetto allergico ignorando che lo sia possono, in questo periodo, sospettare che questi sia portatore del temuto virus. Ma quindi come è giusto comportarsi?
Molto probabilmente i soggetti allergici, oltre ad essere consapevoli della propria sintomatologia, conoscono la terapia farmacologica di prevenzione e cura da seguire e i comportamenti più consoni da adottare per evitare l’intensificarsi dei sintomi. Per chi è nuovo e impreparato al tema allergie i sintomi a carico del sistema respiratorio desteranno sicuramente maggiore preoccupazione. Quindi in tal caso cosa bisogna fare? Contattare il proprio medico e illustrare al meglio i sintomi in modo che egli nel caso sospetti allergie possa indicare una terapia di almeno 4 o 5 giorni a base di antistaminici o cortisonici.
In tal modo, nel caso l’ipotesi sia esatta si dovrebbe osservare una regressione dei disturbi. Se così non fosse la strategia da adottare è diversa. In ogni caso la febbre alta è sicuramente motivo di distinzione tra infezione da Covid-19 e allergie. Ricordiamo che i sintomi più comuni da Covid-19 sono quindi febbre, tosse e dispnea. Per i soggetti sani che entrano in contatto con individui allergici o portatori del virus sicuramente in entrambi i casi una manifestazione dei sintomi potrebbe destare sospetti e timori. Le allergie non possono essere trasmesse da individuo ad individuo, ma poiché una valutazione visiva soprattutto per i meno esperti non è sufficiente a fare distinzioni è bene mantenere le adeguate distanze di sicurezza e precauzioni che ci sono ormai state inculcate tramite ogni mezzo di comunicazione.
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