Nel primo pomeriggio del gennaio 1880 Mr e Mrs Tebrick vanno a passeggiare, come loro solito, sulla piccola collina boscosa nei pressi della loro abitazione. A un tratto si odono i segugi, poi il corno del cacciatore in lontananza; Silvia Tebrick, spaventata, lascia la mano del marito lanciando un grido, lui si volta a guardarla e… “Dove un istante prima si trovava sua moglie, adesso c’era una piccola volpe di color rosso acceso”.
È così che inizia La signora trasformata in volpe di David Garnett (Adelphi, 2020), una storia che offre vari spunti di lettura. Per comprenderne meglio la genesi, dobbiamo sapere che l’autore era un esponente del Bloomsbury Group, quel gruppo di intellettuali che nei primi trent’anni del Novecento si situò al centro del dibattito culturale in Inghilterra. Uno dei punti cardine della loro filosofia era il rifiuto delle convenzioni borghesi dell’epoca, tra le quali la suddivisione tra ruoli maschili e femminili. L’indipendenza della figura femminile risulta centrale per lo sviluppo della storia.
In seguito all’eccezionale trasformazione della moglie, Mr Tebrick cercherà in tutti i modi di trattarla come quando aveva sembianze umane, preoccupandosi ogni giorno di lavarla, profumarla e vestirla. Se inizialmente i due coniugi riescono a conservare alcune delle vecchie abitudini come fare colazione, giocare a carte o guardare vecchie foto, ben presto la natura selvatica della volpe avrà il sopravvento. A nulla serviranno i tentativi di Mr Tebrick di tenerla in casa per proteggerla dai cacciatori: Silvia fuggirà nel bosco e non tornerà più indietro.
Dunque, davvero tutto è perduto? In realtà, no. I sentimenti di Mr Tebrick nei confronti della sua Silvia muteranno, ma non si indeboliranno. Il senso di possesso iniziale si arrenderà al desiderio di libertà della moglie, fino a portarlo a stravolgere la sua vita per starle accanto. Questa fiaba delicata e, a suo modo, leggera ci insegna che l’amore trova sempre una strada per tenerci unitǝ a qualcunǝ.

La novità della settimana: Vita in vendita di Yukio Mishima (Feltrinelli, 2022)
Questa è la storia di Hanio, un giovane copywriter che, colto da un improvviso disgusto per la vita, tenta il suicidio. Suo malgrado viene salvato, ma continua a desiderare di farla finita. Nella speranza di farsi uccidere, pubblica allora su un giornale un’inserzione per mettere in vendita la sua vita. Si presentano vari candidati e ognuno lo trascina in un’avventura in cui lui fa di tutto per morire, senza mai riuscirci. Un romanzo d’azione, insolito nella produzione di Mishima, ironico e divertente, ma anche inquietante: non a caso il libro fu scritto appena due anni prima del tentativo di colpo di stato ordito da Mishima, che si concluse con il suo suicidio.
