Nel cuore di Napoli, a due passi da piazza dei Martiri, si nasconde, nel ventre di un elegante palazzo, la Sinagoga ebraica ortodossa, l’unica presente in tutta l’Italia meridionale, con la giurisdizione per Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. L’edificio si trova al termine di una stradina molto stretta, quel vico Santa Maria a Cappella Vecchia che costeggia la libreria Feltrinelli. Siamo nel quartiere di Chiaia, uno dei più chic e nobili di Napoli, a pochi metri dallo splendido lungomare di via Caracciolo.
Chi arriva in questo luogo resta sicuramente rapito dalla piazza principale, un luogo dedicato ai napoletani caduti in nome della libertà nel corso di quattro diverse rivoluzioni della storia partenopea, simboleggiate dai quattro leoni che circondano l’alto obelisco al centro dello spiazzale e sulla cui sommità si erge la statua che rappresenta la virtù dei martiri e che ha sostituito quella che in passato era, invece, dedicata alla Madonna della Pace.
Lo sguardo si sofferma sulle eleganti strutture che circondano la piazza: prima fra tutte palazzo Partanna, riqualificato in stile neoclassico per Lucia Migliaccio, moglie morganatica di Ferdinando I di Borbone. Pochi sanno, però, che alle spalle si cela un patrimonio di cultura e tradizione religiosa inestimabile. Giunti all’ingresso di palazzo Sessa, al primo piano, dietro la porta d’entrata, è possibile leggere due targhe: una commemora Dario Ascarelli, che diede un importante contributo per l’acquisto dell’appartamento in cui ha sede la Sinagoga; un’altra ricorda gli ebrei napoletani deportati e morti nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra mondiale.
Si arriva poi in una sala a pianta rettangolare fatta di due ambienti separati da un arco. Lì una guida è disponibile a spiegare con molta chiarezza la storia della comunità ebraica a Napoli, nonché a fornire spiegazioni religiose e soddisfare curiosità varie. Non si trovano immagini nella Sinagoga ebraica; al centro della sala è collocata una pedana, la Bimah, da cui l’officiante recita le preghiere e legge i rotoli in pergamena della Torah. Questi sono conservati in un armadio alle sue spalle, l’Aron, al di sopra del quale ci sono le due Tavole della legge sovrastate da una corona a simboleggiare che chi comanda è solo la Legge, ossia le regole necessarie per vivere e convivere con gli altri.
Attualmente è vivente a Napoli una piccola comunità di ebrei, circa 200 persone, ma la loro presenza nella città di Partenope è registrabile sin da tempi antichi. Dopo aver attraversato periodi alterni favorevoli e sfavorevoli, ha vissuto una rinascita grazie a una famiglia di banchieri, i Rotschild, che nel Diciannovesimo secolo ha permesso di collocare la Sinagoga nella sede attuale e che ha donato molti degli arredi presenti. Tuttavia, il momento più forte dell’integrazione napoletano-ebraica è sicuramente legato alle vicende della Seconda Guerra Mondiale e delle leggi razziali.
La comunità ebraica di Napoli nel 1920 contava quasi mille membri. Nel settembre del 1942 trentasei giovani ebrei napoletani furono confinati a Tora e Piccilli, piccolo Comune a nord di Caserta, per essere impiegati in lavori agricoli. Nei mesi successivi alcune famiglie dei confinati raggiunsero Tora e Piccilli per sfuggire ai bombardamenti che fra la fine del 1942 e gli inizi del 1943 stavano martoriando Napoli. Dopo l’8 settembre 1943 i circa cinquanta ebrei furono nascosti dagli abitanti del luogo, trovando rifugio nei boschi circostanti e riuscendo a salvarsi dalle deportazioni.
Oggi come un tempo, la Sinagoga di Napoli si anima nella funzione dello Shabbat, il sabato del riposo che è calcolato non sulle 24 ore, ma, naturalmente, dallo spuntare al tramontare delle prime tre stelle vespertine del venerdì. La comunità ebrea partenopea viene riconosciuta come punto di riferimento per l’intero sud Italia. Al suo interno custodisce un archivio storico, una biblioteca fornitissima che comprende volumi in lingua ebraica e italiana, attualmente in fase di inventariazione. Collabora con svariate associazioni del territorio e promuove la cultura ebraica, oltre ad organizzare presentazioni di libri, conferenze, concerti, un bazar annuale di beneficenza e tanto altro. La Sinagoga è visitabile solo su prenotazione e, per poter partecipare, agli uomini è richiesto di indossare un copricapo di qualsiasi genere.
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