“Signor Krak, lei in che giorni riceve visite?”; questa è la domanda spontanea che viene in mente leggendo il libro L’alba è un massacro signor Krak, dell’autore greco Thomas Tsalapatis (traduzione di Viviana Sebastio, Xy.it editore, 106 pagine, 18 euro). Si tratta di un libro che brilla come i sassi bianchi di mare. Eppure non è, come oggetto letterario, affatto statico: nel pianeta della narrativa contemporanea, questo testo, si distingue assumendo ora la forma di un pesce colorato che guizza in acqua, ora di una nuvola multiforme persa nel cielo, ora di una creatura fantastica che vola nell’aria: è destino dei grandi libri avere il dono dell’ubiquità.
Ovvero il ri-trovarsi (esser compresente), di certe pagine di pura letteratura, in ogni luogo e spazio (fisico e mentale) fino a produrre visioni letterarie capaci di ammaliare e affabulare fino a sconvolgere la percezione del lettore comune. Tutto questo accade perché abbiamo a che fare con un autore in grado di offrire suggestioni onirico-narrative fuori da ogni misura. La penna di Tsalapatis innesca con lo scritto deflagrazioni che trovano un percorso tra le pagine, creando mulinelli di parole che vorticano a una velocità stilistica costante; pregna di un ritmo linguistico dotato di vita propria.
Come dicevo a inizio recensione, verrebbe voglia (mentre si avanza nel primo racconto in prosa contenuto nel libro) di sapere a che ora riceve visite il signor Krak, per poi domandargli ancora come spende il suo tempo quando non contempla il presente. E poi, a essere ancora più curiosi, domandargli quali compagni di conversazione incontra nel suo divagare sul mondo discutendo di cose immonde. Se la prima parte del libro narra le vicissitudini del signor Krak, la parte secondaria del testo restituisce corpi di parole esposti in versi che non fanno mai sentir la mancanza del protagonista del primo racconto in prosa: Krak ci accompagna anche dopo aver smesso di parlare, tenendoci per mano.
La doppia forza del libro (racconto in prosa e silloge di testi poetici) compensa lo sforzo creativo unitario (a mio avviso sforzo ben riuscito) che ha tentato l’autore. Il tentativo ricompensa il lettore con una grande dose di letteratura,vera. Tsalapatis, già noto in Francia per le sue poesie, è un poeta e un drammaturgo che raccoglie in sé il dono perfetto del Grande Narratore. Perché riesce narrare un’epica (e un’epoca) quotidiana che rimescola le carte del grande gioco chiamato vita. In fondo, a dirla tutta, se scrivere è “creare impalcature” (come annuncia l’autore stesso nell’introduzione al libro) devo riconoscere, con la grande onestà e la pura passione del lettore di storie, che l’impalcatura narrativa-poetica-oracolare di questo libro è perfetta.