Il giorno del matrimonio è un momento in cui si celebra l’amore ma per molti non è stato davvero così: lo sanno bene coloro coinvolti in ventiquattro matrimoni, tra il 2014 e il 2019, a Livorno, celebrati tra italiani e cittadini stranieri per il solo scopo di ottenere un permesso di soggiorno. Sono infatti quindici uomini e nove donne della cittadina toscana che hanno celebrato le proprie nozze con persone completamente sconosciute (sedici provenienti dalla Repubblica Dominicana, due dal Perù, una da Cuba, due dalla Nigeria, una dal Marocco, una dalla Tunisia e una dal Senegal). Gli stessi che, dopo la cerimonia, hanno subito preso strade differenti una volta usciti dal municipio. Al centro di questo maxi giro di affari un uomo dominicano residente da diverso tempo a Livorno e capace di riuscire a reperire nuove persone per questi matrimoni fantoccio.
Molto spesso gli italiani coinvolti erano persone che utilizzavano il denaro promesso per reperire sostanze stupefacenti oppure erano individui davvero anziani, molti dei quali decedevano poco tempo dopo l’unione. Una donna è rimasta vedova molto presto mentre ad un’altra, una quarantenne di origine dominicana, è stato contestato anche l’abbandono di persona incapace di provvedere a se stessa per le patologie sofferte e l’età avanzata (l’uomo in questione è un ultra settantenne). A confermare come le persone coinvolte non fossero assolutamente a conoscenza dell’identità dei loro futuri coniugi è l’episodio che vede un uomo, in procinto di convolare a nozze con la persona davvero amata, non ricordare il nome della sua finta moglie per poter provvedere al divorzio. Lo sposo ha quindi dovuto contattare il dominicano per poter trovare l’identità perduta. L’uomo al centro dell’intero sistema fungeva anche da interprete tra i diversi partner date le diverse nazionalità degli sposi.
Cento militari appartenenti a dieci reparti del corpo, coordinati dal comando provinciale di Livorno e dal dipendente nucleo polizia economico-finanziaria hanno eseguito, nelle scorse 48 ore, cinque misure cautelari personali e 55 perquisizioni nelle province di Livorno, Siena, La Spezia, Torino e Padova per porre fine a tale operazione. Le indagini condotte dalla guardia di finanza sotto la direzione della Procura della Repubblica di Livorno, riguardano le ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e induzione in falso in atto pubblico coinvolgenti, in particolare, il cittadino della Repubblica Domenicana e quattro livornesi di cui una donna sottoposti all’obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria. Sono infatti loro gli organizzatori dei falsi matrimoni nei cui confronti il Gip del Tribunale di Livorno ha disposto, accogliendo la richiesta formulata dall’ufficio del Pubblico ministero, l’adozione di provvedimenti cautelari personali. Inoltre, totalmente estranei alla vicenda e inconsapevolmente coinvolti nell’operazione, sono i pubblici ufficiali che hanno celebrato le nozze (in particolare ventitré a Livorno ed uno a Rosignano Marittimo) e nel rilascio dei permessi di soggiorno.
L’esecuzione delle misure cautelari personali e delle numerose perquisizioni disposte dall’autorità giudiziaria labronica ha interessato cinquantacinque obiettivi a Livorno nonché nei comuni di Rosignano Marittimo, Cecina e di Castagneto Carducci, con il dispiegamento di trentatré pattuglie: oltre agli investigatori del Nucleo Pef, hanno operato finanzieri in forza ad altri cinque reparti dipendenti dal comando provinciale (prima e seconda compagnia Livorno, compagnia di Piombino, tenenza di Cecina e tenenza di Castiglioncello). Le operazioni di polizia giudiziaria ed economica hanno ricompreso anche sei interventi svolti fuori provincia, con la collaborazione dei militari in servizio in quattro reparti della Toscana (Poggibonsi), Liguria (La Spezia), Piemonte (Torino) e Veneto (Padova), località dove, nel tempo, diversi sposi avevano trasferito il proprio domicilio. La guardia di finanza ha sequestrato una gran quantità di documentazione e l’uomo a capo di tutta l’azione illegale è stato tratto in arresto. Le finte celebrazioni prevedevano un pagamento che si aggirava tra i 6.000 e 8.000 euro, da dividere tra gli organizzatori e il partner italiano. Considerando i complessivi ventiquattro matrimoni, il volume di affari illecito si aggirava sui 150-200 mila euro.
L’operazione condotta dalla guardia di finanza dimostra il ruolo attivo delle fiamme gialle nel territorio per fermare atti illegali ma la vicenda deve portare a riflettere sul sistema legato all’ottenimento del permesso di soggiorno e alla concessione della cittadinanza italiana, operazioni che devono essere maggiormente studiate e analizzate per far sì che episodi del genere possano diventare sempre più sporadici, fino, si spera, a sparire definitivamente.