Chiedono che venga portata alla luce la verità gli amici di Mario Paciolla, il cooperante napoletano dell’Onu trovato morto mercoledì scorso in Colombia. Questa mattina, alla presenza del sindaco Luigi De Magistris, uno striscione è stato esposto al balcone del municipio di Napoli con il volto del giovane e la scritta “Giustizia per Mario Paciolla”. La paura dei ragazzi presenti oggi a palazzo San Giacomo è che l’attenzione sulla drammatica vicenda del loro amico possa calare trasformandosi, lentamente, in un secondo caso Regeni, e che l’identità e le motivazioni degli assassini di Mario possa non venire mai a galla. Una preoccupazione che è condivisa da Sandro Ruotolo, che è intervenuto sulla vicenda sulla propria pagina Facebook: “Non vorremmo assistere a una vicenda simile a quella di Giulio Regeni” ha affermato il senatore, annunciando che lunedì verrà depositata un’interrogazione in merito rivolta al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri. “Il ruolo volontario svolto da Mario Carmine Paciolla, – prosegue Ruotolo nel suo post – come collaboratore e osservatore delle Nazioni Unite, la conoscenza del territorio, le solide relazioni e il sapersi districare nei quartieri difficili alle prese con problemi umanitari, come quello legato allo sfruttamento della popolazione in un regime di narcoeconomia, ha infastidito qualcuno? La Rete Europaz, nata a sostegno degli accordi di pace e del lavoro del Sistema Integral de Verdad Justicia, Reparación y No Repetición, denuncia da tempo ripetuti episodi di violenza in varie zone del paese come le persecuzioni contro attivisti, leader sociali ed ex-guerriglieri, denunciate da organismi nazionali e internazionali – ha sottolineato ancora il senatore – il clima di ostilità e delegittimazione che rischiano seriamente di compromettere i tanti sforzi sinora compiuti per la costruzione di una pace duratura con verità e giustizia sociale. Il Governo italiano faccia sentire la propria voce e con fermezza chieda verità e giustizia”.
Parole commosse su Paciolla sono state espresse anche da De Magistris. Il primo cittadino partenopeo lo ha infatti definito un “figlio della nostra terra” che forse proprio in virtù di questa sua origine si è appassionato alle questioni legate alle ingiustizie, specialmente quelle perpetrate ai danni delle comunità dei paesi del Sud del mondo. Il corpo senza vita di Mario Paciolla è stato ritrovato lo scorso 15 luglio nella sua abitazione del quartiere Villa Ferro di San Vicente del Caguàn, centro situato a 650 chilometri dalla capitale Bogotà. Il trentatreenne napoletano, originario della zona di Rione Alto, era impegnato in Colombia in qualità di collaboratore delle Nazioni Unite, all’interno di un progetto per la riqualificazione di zone segnate dalla piaga del narcotraffico e per la pacificazione interna tra il governo locale e gli ex ribelli delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia.