È morto nel giorno del suo compleanno, regalando all’affezionato pubblico l’ultimo colpo di teatro. Proprio oggi, infatti, Gigi Proietti avrebbe compito 80 anni. La sua è stata una vita spesa sul palcoscenico, mezzo secolo sulla breccia con una serie di successi che lo hanno reso uno tra gli attori più importanti del panorama italiano. Proietti era ricoverato da alcuni giorni in una clinica di Roma per un grave scompenso cardiaco. Alle prime luci dell’alba il suo cuore ha smesso di battere e a dare l’annuncio del decesso sono stati i suoi familiari, i quali hanno anche anticipato che nelle prossime ore daranno comunicazione della data dei funerali, pubblici ma con ingressi contingentati, nel rispetto delle norme anti Covid-19.
Proietti è stato un attore, comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, direttore artistico e insegnante, a conferma di una versatilità rara. Fa parte di quella cerchia di artisti a tutto tondo di formazione teatrale, campo nel quale ha ottenuto notevole successo fin dagli inizi degli anni Sessanta. Noto per le sue doti di affabulatore e trasformista, è considerato uno tra i massimi esponenti della storia del teatro italiano. Nel 1963, grazie a Giancarlo Cobelli esordì nel Can Can degli italiani, per poi interpretare senza sosta numerosi spettacoli teatrali sino ad A me gli occhi, please, esempio di teatro-grafia che segnò uno spartiacque nel modo di intendere il teatro e al quale seguiranno numerosissime repliche anche con nuove versioni nel 1993, nel 1996 e nel 2000, attraversando i più importanti teatri italiani. Lo spettacolo segnò un record di oltre 500mila presenze al teatro Olimpico di Roma.
Affermatosi come attore teatrale, ebbe anche esperienze nel campo televisivo, al quale si dedicò fugacemente tra fine anni Sessanta e inizio Settanta. Prese parte allo sceneggiato Il circolo Pickwick di Ugo Gregoretti, collaborazione che proseguì successivamente con esperienze televisive di minore rilevanza. Tra gli anni Settanta e Ottanta fu, inoltre, protagonista di svariati spettacoli di successo come Sabato sera dalle nove alle dieci, Fatti e fattacci, Fantastico e Io a modo mio. Intorno alla fine del decennio Settanta ha anche aperto il Laboratorio di esercitazioni sceniche, che ha visto tra i suoi allievi numerosi personaggi divenuti poi volti noti dello spettacolo italiano.
Nonostante il sodalizio con il cinema non abbia spesso dato i frutti sperati, Proietti ha raggiunto la consacrazione cinematografica nel 1976 con il celebre Febbre da cavallo, nel ruolo dell’incallito scommettitore Mandrake, in quello che col passare degli anni è diventato un vero e proprio film di culto, che ha ripreso nel 2002, anno nel quale ha iniziato un forte sodalizio con i fratelli Carlo ed Enrico Vanzina. A partire dagli anni Novanta, parallelamente al successo ottenuto in teatro, è stato protagonista anche di svariate serie televisive di successo, prima fra tutte Il maresciallo Rocca per la Rai, iniziata nel 1996 e divenuta una tra le serie di maggior audience della televisione italiana. Sempre per la Rai è stato San Filippo Neri nella miniserie Preferisco il Paradiso, il cardinale Romeo Colombo da Priverno in L’ultimo papa re, il misterioso generale Nicola Persico in Il signore della truffa e lo stravagante giornalista Bruno Palmieri in Una pallottola nel cuore. Ha avuto anche esperienze come cantante, facendo parte del gruppo musicale Trio Melody, insieme con Stefano Palatresi e Peppino di Capri, oltre che come poeta e scrittore. Nel 2017, a vent’anni dall’ultima esperienza, è tornato in televisione come protagonista assoluto del programma Cavalli di battaglia, tratto dall’omonima tournée celebrativa del suo mezzo secolo di carriera.
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