“Dal punto di vista professionale mi ritengo fortunata”. Il teatro, il cinema, la fiction televisiva. Carmen Pommella sta attraversando un periodo felice della sua carriera di attrice, nonostante l’emergenza Covid. La stiamo vedendo nella fiction Mare fuori trasmessa su Rai 2 in prima serata, dove interpreta Nunzia un’agente di polizia penitenziaria alle prese con le vicende vissute all’interno di un istituto di pena minorile. Il successo della serie le ha dato grande visibilità, ma Pommella non dimentica dove è nata la sua passione e il percorso attraverso il quale è giunta a lavorare con alcuni tra i migliori registi del grande schermo. “Mare fuori lo vede mezza Italia – esordisce l’attrice aversana – e mi ha dato quella notorietà che solo la televisione ti permette di avere. È stato molto bello lavorare con tanti bravissimi giovani, che hanno frequentato scuole e accademie di alto livello. Ho fatto un po’ l’attrice ‘anziana’ – prosegue scherzando –, perché a parte i due protagonisti Carolina Crescentini e Carmine Recano nella fiction erano presenti ragazzi che rappresentano una nuova generazione di attori. Mi hanno trasmesso tanto entusiasmo, cosa assolutamente necessaria in questo lavoro”.
Mare fuori è la punta dell’iceberg per Pommella, reduce da altre due esperienze importanti, di quelle che segnano una carriera. “Nonostante tutta questa situazione di emergenza, da agosto ho ripreso a lavorare. Ho girato con Edoardo De Angelis Natale in casa Cupiello, con Sergio Castellitto e Marina Confalone. La commedia del grande Eduardo verrà trasmessa da Rai 1 durante le festività natalizie. Inoltre, sono stata impegnata nuovo film di Paolo Sorrentino, È stata la mano di Dio”. Ci sarebbe un terzo film da girare, Come prima, del regista francese Tommy Weber, con Antonio Folletto e Francesco Di Leva protagonisti. “Le riprese sarebbero dovute iniziare la scorsa settimana – afferma amareggiata –, ma naturalmente siamo in una fase di incertezza e per il momento sono state sospese”. Televisione e cinema danno notorietà, ma il teatro rimane il grande amore di Pommella. “Il prossimo 17 dicembre dovrei andare in scena al Tram di Napoli con uno spettacolo su Laura Betti, già in programma lo scorso marzo, ma rinviato per i motivi che sappiamo. Un testo sul quale ho lavorato tanto, insieme al regista Antonio d’Avino, perché sono rimasta attratta da questa figura di donna contro corrente e dal suo rapporto con Pier Paolo Pasolini. Speriamo che non ci siano altri rinvii e di andare in scena regolarmente”. L’attrice non nasconde la tristezza per questo periodo difficile, non solo per la cultura. “È uno dei momenti più bui – ammette – e, pur con il rischio di apparire retorica, non bisogna affermare che con la cultura c’è tanta gente che ci lavora. È come chiudere una fabbrica. C’è sempre questa idea che chi fa il teatro o cinema non è un lavoratore. Eppure anche l’attore deve studiare, fare tanti sacrifici. È un mestiere e come tale lo devi imparare, così come il giovane impara in officina a fare il meccanico”.
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A proposito di formazione dei giovani, il discorso inevitabilmente scivola su Musidantea 2.0, “il laboratorio teatrale che gestisco ad Aversa insieme a Rosa Farinaro e Salvatore Benitozzi. Purtroppo anche qui ci siamo fermati – dichiara delusa Pommella –, perché lavoriamo in modo parallelo alle scuole pubbliche, che ora sono chiuse. Il nostro principale obiettivo è quello di fare cultura ad Aversa. Musidantea ha tante produzioni teatrali legate agli istituti dell’Agro aversano, ma ora è tutto fermo. Senza dimenticare che, nel nostro piccolo, davamo anche lavoro a tanti giovani attori”. Il sorriso e un po’ di commozione ritornano quando Pommella ricorda colui che l’ha avviata al “mestiere di attrice”. “Vengo da una famiglia modesta e ho iniziato ad Aversa a 16 anni nel laboratorio di Rocco di Santi. Rocco è il mio mentore, il mio amico di sempre, con lui ho ancora un grande legame e Lartes resta la mia casa, verso la quale ogni tanto ritorno”. Infine, un riconoscimento ai film che per Pommella hanno rappresentato il trampolino di lancio nel cinema.“Con La tenerezza Gianni Amelio è iniziato il mio percorso cinematografico. Ho avuto un piccolo ruolo, ma quando lavori con un mostro sacro come Amelio ti si apre un mondo. Così è arrivato Martin Eden – conclude –, un incontro sconvolgente con il regista Pietro Marcello e con Luca Marinelli”.
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