La Campania e l’Italia intera piangono la scomparsa di una delle menti più brillanti e raffinate del panorama culturale: All’età di 97 anni, è deceduto il professore Aldo Masullo, docente emerito di filosofia morale presso l’Università Federico II di Napoli. Figura molto conosciuta e stimata in ambito accademico e nei circoli culturali per il suo sterminato bagaglio di conoscenze, sempre esplicitato con eleganza di stile e grandi capacità comunicative, che ne avevano fatto un punto di riferimento per generazioni intere di studenti e colleghi più giovani. Nato ad Avellino il 12 aprile del 1923 e cresciuto tra Torino e Nola, conseguì le lauree in Filosofia e Giurisprudenza presso l’università partenopea diventando, dopo una breve esperienza come avvocato penalista, docente di filosofia teoretica nel 1955 e professore ordinario a partire dal 1967. Autore di numerosissime pubblicazioni e saggi, è stato per tutta la sua carriera al centro della vita culturale partenopea e nazionale, essendo tra le altre cose membro della storica Accademia Pontaniana e presidente del comitato tecnico scientifico della Fondazione Giambattista Vico.
All’amore per la filosofia si è accompagnato, per lunghi periodi, l’impegno politico attivo: fu infatti eletto in parlamento nelle liste del Partito comunista italiano e, successivamente, per i Democratici di sinistra, sedendo tra i banchi della Camera dei deputati dal 1972 al 1976 e fra quelli del Senato della Repubblica dal 1976 al 1979 e dal 1994 al 2001. Rimasto estremamente lucido e attivo anche in tarda età, il professore Masullo ha mostrato sempre una vocazione naturale per la divulgazione e l’insegnamento delle discipline filosofiche, come testimoniano i numerosi incontri con il pubblico e, giusto un anno fa, in occasione del suo novantaseiesimo compleanno, la realizzazione di una serie di dialoghi indirizzati ai bambini. Un gesto che, pur se all’apparenza di relativa entità a confronto dei grandi traguardi raggiunti nel corso di una lunga vita, ben racconta il perfetto intreccio di sapienza, fibra morale e umanità che convivevano in una delle più eminenti personalità partenopee del Novecento italiano.