Continuano a verificarsi con preoccupante costanza episodi di movida senza regole, aventi come protagonisti giovani e giovanissimi. Altri giorni critici per la mala movida a Napoli e in provincia, illegalità diffusa ovunque, ragazzini che gareggiano a chi beve più «shottini»: alias i cicchetti a base di superalcolici preferiti dai teenager. Più economici dei cocktail, un assaggio tira l’altro. E l’alcolismo fra i giovanissimi aumenta. Ogni fine settimana sono sempre più numerosi i casi di ragazzini accompagnati negli ospedali per sbronze dagli esiti potenzialmente drammatici.
Stavolta, più che il sabato sera, è stata la notte di Halloween tra domenica 31 ottobre e lunedì primo novembre a portare in strada migliaia di giovani. A Napoli è stata un’altra notte di lavoro senza sosta per i sanitari del 118, spesso intervenuti nel centro città per soccorrere adolescenti ubriachi e praticamente semi-svenuti.
Si stringe, però, il cerchio dei controlli ai danni di quei gestori che non rispettano le regole. È stato lo stesso Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi a intervenire sul tema verifiche: “Nel weekend sono arrivati segnali concreti dai controlli interforze messi in campo con l’organizzazione di questura e prefettura”. Sanzioni e sequestri sono scattati nei giorni scorsi, ma i provvedimenti adottati non sembrano bastare.
Infatti a Giugliano, sempre nel week end, i carabinieri, su segnalazione di un cittadino hanno denunciato il titolare di un bar e un suo dipendente perché avevano servito tre «cicchetti» a tre ragazzine di 12 anni. Il titolare, oltre la denuncia penale, è stato segnalato alle autorità competenti ed ora rischia anche delle sanzioni amministrative e la sospensione della licenza commerciale. Le ragazze sono state affidate ai rispettivi genitori.
Il consumo e l’abuso di alcol fra i giovani e gli adolescenti è un fenomeno preoccupante e in forte crescita, in Italia come all’estero. La cultura del bere attualmente diffusa tra i giovani segue sempre più spesso standard indirizzati verso modelli di “binge-drinking” ossia il “bere per ubriacarsi.
Ogni anno, più di 3.000 minorenni finiscono al pronto soccorso per intossicazione etilica. Succede, di solito, le sere del fine settimana. Così ubriachi che non si reggono in piedi, cominciano a vomitare e stanno male, fino quasi a perdere conoscenza, tanto da richiedere l’intervento dell’ambulanza. Ma quelli che arrivano in ospedale sono la punta dell’iceberg. Almeno 700.000 adolescenti tra gli 11 e i 17 anni consumano alcolici (in barba alla legge che vieta la vendita e la somministrazione di queste bevande ai minori di 18 anni), e oltre 100.000 tra loro fanno binge drinking. Se consideriamo anche la fascia d’età tra 18 e 25 anni (dove il consumo occasionale o quotidiano riguarda quasi l’80% dei maschi e il 65 % delle femmine), si contano complessivamente in Italia quasi 1.600.000 giovani bevitori, tra cui 900.000 che “si alcolizzano” in misura smodata.
I numeri presentati nell’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità, fotografano un fenomeno dilagante. Siamo il Paese europeo dove si inizia a bere più precocemente. D’altronde, l’accesso alle bevande è alla portata di tutti: al pub, al bar, in discoteca, in pizzeria. Secondo un’indagine del Moige (Movimento italiano genitori), due volte su tre nei locali nessuno controlla l’età degli acquirenti, nonostante sia illegale servire da bere agli under 18. Addirittura, quasi la metà degli esercenti continua a vendere alcolici anche a minori visibilmente ubriachi.
L’alcol è una molecola tossica per l’organismo, per chiunque, capace di danneggiare le cellule, soprattutto del fegato e del cervello. Ma nei ragazzini è ancora più nocivo. «Fino a 16 anni, infatti, manca l’enzima, chiamato alcol-deidrogenasi, necessario per metabolizzare l’etanolo ingerito e disintossicare il corpo», spiega Scafato, «e fino a 21 anni questo enzima non è completamente efficiente, per cui l’alcol resta in circolo più a lungo. Servono almeno due ore ai maschi e tre ore alle femmine per smaltire una birra o un calice di vino.» E quando non si è padroni di sé è anche più facile commettere sciocchezze, come salire in macchina o in motorino per tornare a casa, e quindi rischiare un incidente stradale, infatti nell’8,7% dei casi un conducente era in stato di ebbrezza.