Sono trascorsi esattamente quarant’anni da quell’apoteosi quanto mai iconica per il nostro Paese. Era l’11 luglio del 1982 quando gli Azzurri batterono i tedeschi per 3-1 nella decisiva partita di Madrid conquistando il terzo titolo mondiale, un Mondiale rimasto nella storia del calcio. L’undici iniziale italiano con il quale Bearzot scelse di affrontare la Germania Ovest era composto da Zoff in porta, Scirea libero e in difesa Cabrini, Collovati, Gentile e Bergomi, a centrocampo Oriali, Tardelli e Conti e in attacco Rossi e Graziani
L’inizio della partita non promise bene per la nostra Nazionale: prima uscì Graziani per infortunio e gli subentrò Altobelli che, pochi minuti dopo, tentò di servire Conti in area ma venne atterrato da Briegel. L’arbitro brasiliano Coelho fischiò rigore e sul dischetto si presentò Cabrini che però calciò la palla fuori, alla sinistra del portiere tedesco Schumacher.
La partita si sbloccò solo nella ripresa: al 57’ segnò Rossi su assist di Gentile, portando in vantaggio l’Italia grazie a una punizione battuta a sorpresa a centrocampo. Dodici minuti più tardi l’Italia raddoppiò con un’azione di Scirea che servì Tardelli, a chiudere la magica notte azzurra all’81’ il terzo gol, firmato da Altobelli, su assist di Bruno Conti in azione di contropiede. Inutile il tre a uno tedesco a firma del centrocampista Breitner.
Ed ecco un eco nella sera, la voce Nando Martellini annunciare “Campioni del mondo“, ripetendolo tre volte per assonanza ai titoli vinti a quel tempo dalla nazionale ed ecco le danze di luci del display dello stadio celebrare Pablito ‘hombre del partido’ ed ecco sfatare un modo di dire” la gloria dura un attimo” non è vero “la gloria dura almeno 40 anni”.
In particolare, di quel giorno, tutti ricordano il presidente della Repubblica Sandro Pertini, con quel suo scatto in piedi nella finale, facendo il segno del “tre” al re Juan Carlos di Spagna, esultando “Non ci prendono più, non ci prendono più“, quando Altobelli segnò il gol del 3-0, nonché nella partita a scopone sull’aereo nel rientro in Italia, con il capitano Dino Zoff, con il fantasista Franco Causio e con lo stesso Bearzot.
E poi, in tutta Italia, le auto in carosello fino a notte, i tricolori portati in corteo a piedi e in macchina, i cori e i canti, bande musicali più o meno improvvisate che suonavano l’inno di Mameli in strada. Il Paese si risvegliò con l’ebrezza della vittoria, un senso di spensieratezza verso il presente, un pizzico di speranza per il futuro. Grande Italia dell’82.
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