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Home Cronaca

Napoli, presentato l’anno giudiziario: il presidente della Corte d’appello De Carolis teme che la camorra approfitti del Covid

Critica la situazione al Tribunale di Aversa, a causa dei deficit strutturali e delle carenze di organico. Occhi puntati sulla riorganizzazione della criminalità al tempo della pandemia

Giuseppe Cerreto di Giuseppe Cerreto
28 Gennaio 2021
in Cronaca, Napoli
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Giuseppe De Carolis

Giuseppe De Carolis

Stamattina, il presidente della Corte d’appello di Napoli Giuseppe De Carolis e il procuratore generale partenopeo Luigi Riello hanno illustrato, in modalità online, l’andamento della giustizia e gli indici di criminalità nel distretto in vista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si terrà sabato. La situazione emersa durante l’incontro odierno non è tra le più rosee, poiché sono state molteplici le difficoltà organizzative e strutturali che ha dovuto affrontare la giustizia napoletana durante l’anno appena trascorso. 

Il Tribunale di Napoli al Centro direzionale

A versare in una situazione estremamente drammatica è proprio il settore penale della Corte d’appello partenopea, il quale ha subito numerosi rallentamenti e difficoltà nella celebrazione dei processi a causa dell’emergenza epidemiologica. Nello specifico, il numero di processi penali eseguiti presso il Tribunale di Napoli ha sofferto un aumento delle pendenze pari al sei per cento mentre i reati caduti in prescrizione hanno visto un’impennata quasi del 40 per cento. Ciò vuol dire che quasi un processo su due è stato cancellato prima di arrivare al secondo grado di giudizio. Si tratta di una vera e propria spina nel fianco della giustizia, che dimostra l’estrema lentezza dei procedimenti giudiziari.

A versare in un pessimo stato di salute sarebbe soprattutto il Tribunale di Napoli Nord, alle prese ormai da tempo con diverse inadeguatezze strutturali e una grave carenza di organico. Il presidente De Carolis ha, infatti, illustrato i numeri processuali estremamente carenti e inadeguati prodotti nel 2020 dal tribunale con sede ad Aversa: il foro aversano ha visto aumentare in maniera esponenziale la propria pendenza processuale a causa di una sopravvenienza di ben 22.571 procedimenti, il più alto numero dell’intero distretto. L’intera macchina della giustizia del tribunale normanno si sarebbe così ingolfata, con iter processuali estremamente lunghi e lenti. Per fare fronte a questa situazione drammatica, sia De Carolis che il pm Riello hanno chiesto al Governo di mettere mano a un’eventuale riforma del processo penale.

Il Tribunale di Napoli Nord ad Aversa

Durante l’incontro online, i due magistrati hanno inoltre illustrato il quadro della situazione per quel che riguarda la criminalità a Napoli e in provincia. Nel 2020, in tutto il territorio partenopeo, grazie anche alle misure di lockdown imposte per fermare la pandemia, s’è verificata una riduzione dei reati pari al 18 per cento, in particolare di scippi e di rapine: sono stati 106.650 i reati commessi nell’anno appena trascorso tra Napoli e la sua provincia rispetto ai 130.306 reati denunciati nel 2019. Gran parte dei delitti sarebbero, dunque, diminuiti in modo significativo secondo i dati comunicati dalla Procura. Si registra, invece, un drastico aumento dei reati di natura informatica, cresciuti esponenzialmente assieme alla grande mole di acquisti online effettuati nell’ultimo anno. A preoccupare i magistrati sono anche i numerosi casi di violenze domestiche, sebbene gran parte di essi non vengano denunciati alle autorità competenti. C’è grosso allarme anche per quel che riguarda la microcriminalità, specialmente nelle aree periferiche della città colpite da un forte fenomeno di dispersione scolastica, che coinvolge ragazzi sempre più giovani i quali si macchiano di reati anche gravi.

Un focus a parte è stato inoltre dedicato alla criminalità organizzata, che diversamente da quanto si possa pensare non esce affatto indebolita dalla pandemia ed è, anzi, pronta ad accrescere i propri guadagni cercando consenso e legittimazione. Se l’azione giudiziaria costante di questi anni ha portato alla disarticolazione di alcuni clan storici di Napoli città, la loro deflagrazione ha determinato il proliferare di una molteplicità di gruppi criminali minori ma estremamente agguerriti, i quali si contendono il controllo assoluto dei quartieri del centro e della periferia, in un continuo alternarsi e capovolgersi di alleanze a seconda dei business più redditizi. Tra questi gruppi, spesso guidati da baby-boss, è ormai diventata prassi intimidatoria diffusa la messa in atto delle “stese” e di ferimenti a colpi di arma da fuoco per lanciare chiari segnali ai clan rivali che sconfinano dai propri territori. Diverso è invece il comportamento “meno tribale” dei clan della provincia, che agiscono nel silenzio e senza colpo ferire, dedicandosi specialmente all’imprenditoria e al riciclaggio di denaro, oltre che alla gestione tradizionale degli illeciti generati dal traffico di stupefacenti. 

Un caso eclatante è rappresentato dal clan Moccia di Afragola, che ha intrapreso per conto dei propri legali iniziative giudiziarie contro magistrati, testimoni, collaboratori di giustizia e giornalisti che hanno denunciato in questi anni gli affari sporchi della storica famiglia camorristica egemone nell’area nord di Napoli. In questi mesi si è, inoltre, consolidato un vero e proprio welfare camorristico per sopperire alla crisi di liquidità di molti imprenditori e commercianti, che sono così caduti nella trappola del racket e dell’usura. In chiusura dell’incontro, i due magistrati napoletani si sono detti estremamente preoccupati che la camorra possa presto mettere le mani sugli ingenti finanziamenti pubblici che il Governo stanzierà a breve per far fronte alla crisi sociale ed economica causata dalla pandemia.

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Tags: anno giudiziarioGiuseppe De CarolisLuigi Riello
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