Si tratta di un patrimonio che, intercettato dall’antimafia, ha favorito esperienze di riutilizzo e trasformazione della ricchezza mafiosa in bene comune. È quanto accade in provincia di Caserta, l’area a nord di Napoli compresa tra il litorale Domitio e l’agro aversano. Qui, ha agito e agisce il cartello noto come Clan dei Casalesi, una delle «camorre» che esprime la più spiccata vocazione imprenditoriale, reinvestendo ampiamente i proventi dei traffici illeciti nell’economia legale.
Il clan dei casalesi è riuscito a colonizzare interi settori dell’economia locale, privilegiando quelli che maggiormente si connettono al controllo del territorio: agricoltura, agroindustria, filiera casearia-bufalina, edilizia e opere pubbliche, grande distribuzione e smaltimento dei rifiuti. Dopo quarant’anni di dominio, subiscono sequestri e confische e finiscono al centro dell’attenzione mediatica. Questa circostanza si accompagna ad un importante fermento della locale rete di associazionismo, che affianca il proficuo riutilizzo dei beni confiscati. Questa rete della società locale (associazioni di promozione sociale e culturale, cooperative agricole e del terzo settore, imprenditori, associazioni di migranti, parti sociali ecc.) sottrae ai clan intere porzioni di territorio e interi settori avviando importanti esperienze imprenditoriali e sociali.
Al riguardo, due beni confiscati alla camorra avranno nuova vita e saranno destinati ad un uso sociale. È quanto accadrà nel casertano dove due villette sottratte definitivamente alla camorra e ristrutturate con fondi europei diventeranno rispettivamente un caseificio sociale e un polo di accoglienza per disabili. I beni riqualificati saranno inaugurati tra dicembre e inizio gennaio 2023. Si tratta in entrambi i casi di villette di due piani situate in pieno centro cittadino, una a San Cipriano d’Aversa confiscata all’esponente del clan dei Casalesi Cipriano d’Alessandro, l’altra a Casapesenna sottratta a Raffaele Capaldo, cognato del boss Michele Zagaria e padre di Filippo, erede designato dal capoclan a guidare la cosca.

A San Cipriano nascerà il polo di accoglienza per disabili mentre a Casapesenna il caseificio darà lavoro alle donne vittime di violenza e sarà un luogo di preghiera per la comunità evangelica. È di circa 950mila euro il finanziamento erogato dalla Regione per l’immobile di San Cipriano d’Aversa mentre a Casapesenna i fondi Ue cui la Regione ha attinto per finanziare la ristrutturazione del bene, ammontano a circa 1,4 milioni di euro. I fautori dei progetti sono stati i Comuni che hanno pensato alla destinazione dei propri beni e Agrorinasce, la società consortile a partecipazione pubblica, composta da cinque comuni, tra cui proprio San Cipriano e Casapesenna, ma anche San Marcellino, Villa Literno e Santa Maria la Fossa, che da 20 anni amministra nel Casertano oltre 150 beni sottratti ai clan.

Il polo per i disabili che nascerà a San Cipriano, ha un progetto dal titolo emblematico, “Dopo di noi. Accoglienza e integrazione per la disabilità“, che vuole fornire un sostegno “completo” soprattutto per quei disabili privi di sostegno familiare; ci saranno un centro diurno per attività di inclusione e aggregazione al primo piano e un centro residenziale al secondo piano. “Abbiamo pensato ad una struttura per il ‘dopo di noi – spiega il sindaco di San Cipriano d’Aversa, Vincenzo Caterino – perché sapevamo che ci sono tanti disabili nella nostra comunità, spesso lasciati soli al proprio destino, senza coinvolgimento in alcuna attività. Volevamo dare loro un posto per incontrarsi e socializzare. Una comunità può essere definita democratica solo nel momento in cui non lascia indietro gli ultimi“.

Per l’amministratore delegato di Agrorinasce Giovanni Allucci si tratta di “un progetto particolarmente importante per noi perché si tratta di un’opera dall’alto risvolto sociale, che ha dunque impatto immediato sulle esigenze dei cittadini“.
Il bene sarà dato in gestione alla Cooperativa sociale LFS Global Care di Enzo Abate, che già gestisce a Casal di Principe altri beni confiscati in cui cura e assiste i minori affetti da autismo. “Sarà il primo bene in Italia – spiega Abate – ad assistere ragazzi disabili senza genitori, quindi un dopo di noi reale, con zona benessere, zona notte, la cucina, affinché possano conquistare anche uno spazio di autonomia“.

Mentre a Casapesenna il progetto è dedicato alle donne vittime di violenza ma anche alla concordia religiosa. Nell’immobile confiscato a Raffaele Capaldo al pian terreno sarà realizzato un “caseificio sociale“, gestito dalla Coop sociale Raggio di Sole, dove saranno assunte donne vittime di violenza, mentre al primo piano è previsto un luogo di preghiera per la comunità evangelica. “Volevamo creare – spiega il sindaco Marcello De Rosa – un punto per valorizzare prodotti tipici locali come la nostra ottima mozzarella di bufala campana, ma anche che fosse un’opportunità per persone in difficoltà. I beni confiscati sono al primo posto dell’azione comunale, e lo stiamo dimostrando riaprendoli e ridandoli alla collettività“.