Oggi, come ogni anno, in data 20 Aprile si festeggia la Cannabis in tutto il mondo, e puntualmente nella sua ricorrenza si tengono eventi per discutere della sua legalizzazione o liberalizzazione dove il consumo ricreativo non è ancora concesso e per decantarla dove invece lo è.
La decisione di festeggiare il 20 aprile questa ricorrenza ha un’origine bene precisa. Negli Stati Uniti, precisamente in California, nel 1972, un gruppo di giovani ragazzi chiamato “Waldos”, perché passava le giornate sul muretto (wall) vicino la scuola, ha scoperto che nelle vicinanze di San Rafael si trovava un campo abbandonato di cannabis. I ragazzi decisero, dunque, di cercarlo e di incontrarsi ogni giorno alle 4:20 nei pressi della statua di Louis Pasteur nel parco della San Rafael High School per poi andare alla sua ricerca insieme. Dopo diversi tentativi falliti di trovare il raccolto, (forse mai esistito) il gruppo abbreviò la loro frase in “4:20”, che alla fine si è evoluta in una parola in codice che gli adolescenti della zona usavano per riferirsi al consumo di cannabis.

Tale espressione è attualmente conosciuta in tutto il mondo: questo perché Phil Lesh, bassista dei Grateful Dead, fratello di uno dei componenti di Waldos, si appropriò del codice e lo portò in tutto il mondo fino a farlo diventare un vero e proprio simbolo per tutti i fumatori di cannabis. Per questo motivo, il 20 aprile è diventata la giornata mondiale della marijuana, considerando che, negli Stati Uniti, la data si indica con 4/20.
In Italia, la legge vieta il consumo di cannabis a scopo ricreativo. È però ammesso quello a fini medici: la comunità scientifica è concorde nel riconoscere alla cannabis proprietà benefiche nel trattamento di determinate patologie. Si stima che ogni anno, in Italia, il fabbisogno di cannabis utilizzata a scopo terapeutico abbia raggiunto i 1.600kg, da destinare a circa 50mila pazienti. I dati forniti dal Ministero della Salute, secondo le associazioni che si occupano di promuovere l’utilizzo della pianta in ambito medico, sarebbero però sottostimati: un sondaggio dell’estate 2022 del Comitato Pazienti Cannabis Medica ha messo in luce come il 74% degli intervistati abbia dichiarato di non riuscire a reperire con costanza il prodotto.

Lo spettro di problematiche per le cui terapie la cannabis può essere utilizzata è ampio. Si va dalla gestione del dolore cronico, non solo oncologico, a quella di disturbi cronici legati ad esempio a lesioni del midollo spinale o della sclerosi multipla. La prescrizione della cannabis a uso medico, spiega il Ministero della Salute, riguarda poi il trattamento della nausea e del vomito causati da chemioterapia, radioterapia e terapie per HIV. Si può utilizzare la cannabis anche come stimolante dell’appetito nella cura della cachessia e dell’anoressia o per aiutare i pazienti oncologici e quelli affetti da AIDS a mangiare. È utile per abbassare la pressione delle arterie in caso di glaucoma e per ridurre i movimenti involontari del corpo e del viso per chi ha la sindrome di Gilles de la Tourette.
È dal 2006 che in Italia si possono prescrivere terapie a base di cannabis, andando a utilizzare le infiorescenze della pianta, essiccate e macinate, da assumere poi o sotto forma di decotto oppure tramite inalazione. Dal 2013 i neurologi italiani possono anche prescrivere il SativexR, medicinale a base di estratti di cannabis utilizzato specificamente per ridurre gli spasmi dolorosi in chi è affetto da sclerosi multipla
Nel nostro Paese, la cannabis terapeutica proviene tutta da un unico luogo. Nel 2016 è stato lanciato un piano di produzione nazionale presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM), alle dipendenze dall’Agenzia Industrie Difesa (AID). Al progetto collaborano i Ministeri della Difesa e della Salute, così da garantire in linea di principio un accesso sicuro ai medicinali con un prezzo che sfugge alle speculazioni. In foto: le piantagioni di cannabis a Firenze, 2017. Prima di allora, tutti i prodotti a base di cannabis venivano dall’estero e in particolare dai Paesi Bassi. Ancora oggi, quando la produzione casalinga non riesce a soddisfare la richiesta, le dosi in più vengono sempre dai produttori olandesi. Dallo stabilimento fiorentino escono essenzialmente due prodotti: Cannabis FM2 e Cannabis FM1. Il primo ha una quantità di THC compresa tra il 5 e l’8% e una quantità di CBD che sta tra il 7,5 e il 12%, il secondo viaggia invece tra il 13 e il 20% di THC ma ha meno dell’1% di CBD.

Il THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) è il principio attivo che per i suoi effetti psicotropi inserisce la cannabis nella lista delle sostanze stupefacenti e ne rende illegale il consumo a scopo ricreativo. Il CBD (cannabidiolo) è invece un composto chimico che per le sue varie proprietà – calmanti, rilassanti, lenitive – viene già impiegato in diversi farmaci e cosmetici, oltre che nel settore alimentare. La distribuzione di Cannabis FM2 e FM1 viene autorizzata dall’Organismo statale per la cannabis, in seno al Ministero della Salute. La produzione avviene invece in un’officina autorizzata dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco).
I due prodotti vengono distribuiti alle farmacie sul territorio nazionale, che possono venderle soltanto su prescrizione medica (non ripetibile e quindi da rinnovare ogni 30 giorni) del medico curante, a un prezzo di vendita che al momento è stimato intorno ai 6,88 euro al grammo, al netto dell’Iva. La non ripetibilità della prescrizione, insieme alla difficoltà nel trovare i farmaci, causa spesso ritardi nelle cure dei malati. La prima prescrizione deve essere fatta dentro l’ospedale, poi il paziente può ottenere una ricetta anche dal medico di famiglia. Importante è sottolineare come le prescrizioni per i medicinali a base di cannabis possono essere effettuate solamente se terapie convenzionali si sono già rivelate inefficaci
