Il ministero della Transizione ecologica ha reso noto il piano per “prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia”. Tra le misure previste, che entreranno in vigore entro settembre 2022, avremo lo slittamento di 15 giorni per l’accensione degli impianti, la riduzione di un’ora nel corso della giornata e la temperatura giù di un grado per il riscaldamento degli edifici.
Ma le misure differiranno soprattutto in base alla zona geografica del singolo comune, infatti l’’impatto non sarà uguale in tutta la penisola ma varierà in base alle sei zone climatiche in cui il Dpr 74/2013 suddivide il territorio nazionale. La stretta sull’uso del riscaldamento che varia a seconda della collocazione geografica sarà più incisiva per i comuni che sorgono nelle aree più calde dell’Italia e più soft per quelli ubicati nelle zone più fredde, mentre non interesserà ospedali e case di ricovero.

Le 6 zone, spiega Il Sole 24 ore, sono definite in base alla media delle temperature giornaliere. La zona A comprende i comuni con gradi-giorno inferiori a 600, la B quelli tra 600 e 900, la C tra 901 e 1400, la D tra 1401 e 2100, la E tra 2101 e 3000 e la F comprende i comuni con gradi-giorno superiori a 3000.In base al Piano di risparmio energetico del ministero, nella zona A (rientrano le località più calde) i riscaldamenti potranno essere accesi per 5 ore al giorno dall’8 dicembre 2022 al 7 marzo 2023 (esempio Lampedusa e Linosa, in Sicilia); nella zona B per 7 ore al giorno dall’8 dicembre al 23 marzo; nella zona C per 9 ore al giorno dal 22 novembre al 23 marzo; nella zona D per 11 ore giornaliere dall’8 novembre al 7 aprile; per la zona E per 13 ore al giorno dal 22 ottobre al 7 aprile. Per la zona F (rientrano le località più fredde) non è prevista alcuna limitazione in considerazione del clima particolarmente rigido(esempio Bressanone, in Alto Adige, o Courmayer, in Valle d’Aosta e alcune località appenniniche).
