È stato pubblicato anche quest’anno il rapporto sulla qualità della vita a cura del Sole 24 Ore. Rispetto allo scorso anno sono stati confermati 31 indicatori e aggiunti 5: le imprese che fanno e-commerce; la percentuale di edifici scolastici che hanno una mensa; la presenza di medici specialisti; la dipendenza rispetto alla popolazione in età attiva; il consumo di farmaci anti-depressivi. Ognuno dei parametri ha ricevuto un punteggio per ciascuna provincia da un minimo di 0 a un massimo di 1000 e la classifica finale nasce dalla media dei punteggi conseguiti.
Aosta, Cagliari e Piacenza, sono queste le tre province che vincono quest’anno la sfida della Qualità della vita declinata per altrettante fasce d’età su 12 parametri statistici forniti da fonti certificate (Istat, Miur, Centro studi Tagliacarne, Iqvia). Nello scorrere la classifica, a seguire Arezzo, Siena, Firenze e Udine. Milano si colloca solo al 60esimo posto e Roma all’83esimo. Chiudono la classifica Napoli, Matera e Caltanissetta.
Ebbene, all’interno della classifica, il Mezzogiorno è stabilmente in fondo alla classifica della «Qualità della vita». E tra gli ultimi posti si sistemano anche tutti i territori della Campania. Dalla rilevazione emerge che, il capoluogo campano è praticamente la peggiore provincia d’Italia per qualità della vita dei bambini (praticamente in pessime condizioni per l’accessibilità e lo stato delle scuole, la disponibilità di asili nido e gli spazi abitativi).
Napoli si mantiene a galla perché in questa speciale classifica è seconda per l’indipendenza degli anziani, che riescono a sopravvivere con la pensione, che sono tra gli ultimi a soffrire di depressione. Male anche Caserta, al 1o1esimo posto. Salerno (71), Avellino (72), Benevento (76) e Caserta (78) non possono certo gioire.
In generale la performance delle grandi città è molto negativa. Sono infatti tutte nella parte bassa della classifica per i bambini (Milano al 60° posto, Roma all’83°) e per i giovani (Milano 95ª e Roma 105ª). Per chi ha tra 18 e 35 anni non risultano particolarmente vivibili nemmeno una serie di province “universitarie”, come Padova (56ª), Perugia (65ª), Pavia (71ª), Pisa (86ª) e Venezia (102ª).