Ariano Irpino oggi è una città sospesa. Qui, come in molte altre realtà territoriali in Italia e nel mondo, il tempo sembra essersi dilatato a causa dell’epidemia di Covid-19. E, nonostante gli sforzi di cittadini e associazioni, che contro quel tempo hanno ingaggiato una lotta senza esclusione di colpi, la luce in fondo al tunnel sembra essere ancora molto lontana. In quello che è il secondo Comune della provincia di Avellino, il Coronavirus ha colpito con durezza inusitata: a seguito di un’impennata nel numero dei contagi, il governatore Vincenzo De Luca ha istituito una zona rossa, in base alla quale non si entra e non si esce dalla città del Tricolle. Una situazione dura, alla quale i cittadini e le associazioni locali hanno però reagito tempestivamente e con grande senso civico: già alcuni giorni prima del decreto, infatti, molte attività come ristoranti, pub e pizzerie avevano responsabilmente optato per una chiusura a tempo indeterminato, mentre i privati cittadini rispettano le regole anti-contagio con stoica precisione sin dal primo momento. Come se non bastasse, la città irpina si trova attualmente senza sindaco, dopo che le dimissioni di Enrico Franza a fine gennaio avevano portato il Comune al commissariamento.
Questo, come prevedibile, si ripercuote sull’efficienza e sulla celerità del coordinamento di tutti i servizi straordinari necessari al sostentamento della comunità, che le associazioni di volontariato del territorio tentano di fornire al meglio delle loro possibilità. “La percezione è che cominci a circolare rabbia, molta rabbia – a parlare è Lorenzo Di Paola, saggista e dottore di ricerca in Scienze della comunicazione all’Università di Salerno, residente proprio ad Ariano Irpino -. Ci si aspetta interventi forti in una zona rossa, ma ad oggi non si sono viste ancora azioni concrete per combattere questa epidemia che giorno dopo giorno miete sempre più vittime. La sensazione è che siamo stati isolati soltanto per essere abbandonati a noi stessi“. L’impressione diffusa è che manchi una vera strategia nel contenimento della crisi epidemiologica: anche presso il locale presidio sanitario, l’ospedale Frangipane, le richieste di assistenza da parte di medici e infermieri, che lamentano la carenza di attrezzature e personale, sembrano cadere nel vuoto.
Si tratta di falle profonde che, inevitabilmente, si ripercuotono sui nuclei familiari più in difficoltà: “Ci sono famiglie con positivi che non fanno altro che aspettare una risposta e un aiuto – spiega ancora Di Paola, che pone l’accento su come i drammi che esistevano prima dell’epidemia non siano certo spariti, ma anzi vengano accentuati dalla carenza di assistenza che ne deriva -. Conosco una famiglia con un malato oncologico e potete immaginare il dramma di chi è costretto ad andare frequentemente in un ospedale che al momento è il luogo meno sicuro nel quale recarsi. Mi sento anche di fare un appello alle forze politiche locali: spero – conclude lo studioso arianese – che queste mettano da parte ogni divisione per far fronte comune, dare maggiore voce alle richieste del territorio e offrire sostegno alle associazioni di volontariato come Aios, Panacea e Associazione Vita che stanno dando il massimo per aiutare la popolazione“.
È proprio il presidente dell’Aios Protezione civile, Amedeo Iacobacci, a fornire un quadro della situazione attuale nel Comune irpino: “Ad Ariano, sono due giorni che la situazione sembra essersi stabilizzata, ma abbiamo molti casi sparsi in diverse zone, quindi bisogna operare con la massima prudenza“.
L’Aios, grazie alla disponibilità di uomini e veicoli dei quali dispone, è una delle mani tese sulle quali i cittadini arianesi possono fare affidamento: “Ci sono situazioni – prosegue Iacobacci – alle quali bisogna far fronte, dato che molte persone si sono trovate senza stipendio e, quindi, devono avere un supporto economico ma anche morale. Noi, essendo un’associazione e non un gruppo comunale, usiamo nostri mezzi e attrezzature e stiamo fronteggiando questa emergenza grazie alla dedizione e al sacrificio dei volontari e al contributo di molte persone, commercianti e privati cittadini, che ci fanno sentire la loro vicinanza. La città di Ariano è sempre solidale con tutti“, conclude il responsabile di Aios, per poi annunciare anche la consegna di 1.000 mascherine all’ospedale Frangipane, dono dell’associazione Trattori irpini, e invitare tutti a dare una mano, lanciando un personale appello a non cedere alle recriminazioni e puntare tutti verso l’obiettivo comune.
“Purtroppo, per qualche negligenza ci troviamo in questa situazione pericolosa, ma ora non è il momento di additare nessuno. La nostra città ha bisogno di rialzarsi e ce la farà. Forza Ariano!“. Il suo è un incitamento all’ottimismo che, al termine di un’altra dura giornata di incessante lavoro per la comunità, assume i contorni di un piccolo miracolo, uno di quei tasselli luminosi che, se raccolti e messi in ordine, possono davvero indicare la strada per far risorgere Ariano Irpino, la Campania e l’Italia intera da questo drammatico limbo composto, dicotomicamente, di attesa e lotta contro il tempo, di sconforto e speranza, di silenzio e grida d’aiuto che caratterizzano i nostri tempi.