Il 2020 passerà alla storia come un anno drammatico per il nostro Paese non solo in termini di crisi sanitaria ma anche per quel che riguarda la crisi economica, fattore che rischia di trasformarsi in una pesante e duratura eredità della pandemia. È quanto emerge dal rapporto parziale 2020 pubblicato oggi dall’Istat sui numeri della povertà assoluta e della spesa al consumo delle famiglie in Italia. Le stime definitive saranno disponibili a partire da giugno di quest’anno, ma dai dati forniti si può già delineare un primo quadro della situazione e delle gravi conseguenze sociali ed economiche causate dal Covid-19.
Nel 2020 infatti, rispetto all’anno precedente, sono 335mila in più le famiglie che sono cadute in una grave condizione di indigenza materiale ed economica. Si tratta di un dato record mai registrato prima nel nostro Paese. In totale i nuclei familiari che si trovano attualmente in una condizione di povertà assoluta in Italia sono oltre due milioni: sono passati dal 6,4% nel 2019 al 7,7% nel 2020. Gli individui in stato di povertà sono, invece, circa 5,6 milioni, con una percentuale pari al 9,4% sul totale della popolazione italiana. Ciò sta a significare che quasi una persona su dieci in Italia è povera: si tratta di un incremento nell’ultimo anno dei cosiddetti “nuovi poveri” di quasi un milione di unità. Il quadro che emerge è estremamente drammatico, tale da far pensare a una vera e propria emergenza socio-economica in atto, di gran lunga peggiore rispetto a quella del 2008.

Secondo il rapporto dell’Istat l’incidenza del rischio di povertà è maggiore nelle famiglie monoreddito, all’interno delle quali c’è un solo componente occupato. A essere maggiormente penalizzate sono soprattutto le famiglie numerose con minori a carico, mentre i soggetti lavorativi a maggior rischio sono gli operai, i dipendenti e i lavoratori in proprio, i quali più di tutti hanno dovuto pagare a proprie spese il prezzo del crollo del reddito o, peggio, della perdita del lavoro. È possibile condurre anche un’analisi geografica della crisi: dal report emerge infatti come la povertà sia aumentata maggiormente al Nord, dove si registrano altre 720.000 persone in gravi difficoltà, con un’incidenza pari 7,6%. Al Sud, tuttavia, la situazione non è migliore: sebbene la crisi si sia fatta sentire in maniera lievemente minore, si registra comunque il dato più alto in termini assoluti di soggetti in povertà, con un’incidenza familiare pari al 9,3%. Al Centro, invece, il tasso di povertà familiare resta stabile al 5,5%.

L’incremento della povertà assoluta si riflette inoltre in maniera negativa anche per sulla spesa al consumo delle famiglie, letteralmente precipitata nell’ultimo anno. Secondo l’Istat la spesa media mensile familiare è crollata, rispetto al 2019, del -9,1%. Anche in questo frangente il decremento maggiore si è verificato nelle regioni del Nord Italia, seguite dal Centro e dal Mezzogiorno. Le variazioni risultano molto differenziate a seconda dei vari capitoli di spesa: se da un lato restano pressoché invariate le spese per quel che riguarda i generi alimentari e le utenze domestiche, dall’altro i consumi per beni secondari o servizi segnano un indice negativo del -19,2%. A essere penalizzate sono, cioè, le spese per la ristorazione e per i servizi ricettivi, per i viaggi e il turismo, per gli spettacoli, lo svago, le attività ludiche e culturali. Registrano infine una forte diminuzione anche le spese per i trasporti, l’abbigliamento e le calzature. Una vera e propria cartina tornasole, in sostanza, delle limitazioni disposte a causa della pandemia.

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