I soggetti coinvolti sono 20, tra cui 12 cliniche private e 8 manager. Il vice procuratore Licia Centro e il sostituto Davide Vitale ipotizzano il dolo per Antonio Postiglione, direttore della sanità regionale, che firmò l’accordo con l’Aiop, l’associazione delle cliniche private, e per le 12 strutture che avevano aderito. In via sussidiaria, però, risultano coinvolti nell’inchiesta anche i direttori generali e i dirigenti Asl che avevano liquidato quei pagamenti: Ciro Verdoliva e Maria Corvino, rispettivamente direttore generale e sanitario dell’Asl Napoli 1, Antonio D’Amore, dell’Asl Napoli 2, e Maria Morgante, dell’Asl di Avellino.
I posti letto restavano vuoti, ma le casse delle cliniche private si riempivano lo stesso con i rimborsi elargiti dalla Regione. Ti pago anche se non hai pazienti da assistere: era l’accordo tra i privati e Palazzo Santa Lucia siglato il 28 marzo 2020, in piena emergenza Covid. Per quasi due anni la Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura della Corte dei conti, ha inseguito fatture e pagamenti illeciti. E ora sono scattate le richieste di risarcimento del danno procurato alle casse regionali.
Tra le cliniche che hanno beneficiato di quei pagamenti, per la Corte dei Conti non dovuti, ci sono invece quattro tra le principali strutture private del territorio: la Mediterranea, la Sanatrix, Villa dei Fiori e la casa di cura San Francesco a Telese; per i responsabili sono stati emessi distinti inviti a dedurre.
L’inchiesta nasce da una segnalazione alla Corte dei conti del 4 maggio firmata dal collegio sindacale dell’Asl di Avellino: i revisori notano che tra marzo e aprile tre cliniche private avevano incassato poco più di 1 milione di euro a testa ma a quelle somme, inquadrate come “rimborsi Covid”, non corrispondevano prestazioni, soltanto in una delle tre cliniche c’erano stati dieci ricoveri, nelle altre due, invece, i posti letto messi a disposizione della Regione non erano stati mai utilizzati.
I pagamenti erano stati interrotti nel maggio scorso, dopo un blitz della Guardia di Finanza. Quando i militari bussano alle porte delle Asl, in base a quanto ricostruito erano stati elargiti già 18 milioni di euro. Somme che sono state in parte recuperate dai manager dell’Asl nei mesi successivi, ma resta il disavanzo di 3,5 milioni di euro che non sfugge agli inquirenti, motivo per cui sono scattate ora le richieste di risarcimento.