Lo scempio ambientale dei roghi di rifiuti sul territorio della provincia di Caserta non conosce alcuna tregua. Questa volta ad andare a fuoco sono stati grossi quantitativi di rifiuti urbani e speciali, di natura anche tossica, che erano stati abbandonati, sia sparpagliati in superficie che interrati, su due appezzamenti di terreno della grandezza complessiva di circa diecimila metri quadrati, attigui e destinati all’uso agricolo, siti sul territorio di San Prisco.
Il rogo, dal quale si elevava una densa e maleodorante colonna di fumo nero, era stato domato con non poca fatica, nei giorni scorsi, dagli uomini del nucleo batteriologico, chimico e radiologico dei vigili del fuoco, allertati dalla popolazione locale e giunti sul posto assieme ai tecnici dell’Arpac del dipartimento di Caserta, presenti per monitorare la tossicità delle esalazioni prodotte dai focolai.
Immediatamente dopo lo spegnimento delle fiamme, il 14 gennaio, sono scattati i controlli dei carabinieri forestali della stazione di Caserta, che hanno sottoposto a sequestro il materiale combusto ed effettuato ulteriori ricerche nella zona interessata dal rogo. Durante le operazioni di estinzione del fuoco, infatti, era stata rilevata dai vigili del fuoco la presenza di numerosi roghi sotterranei, che segnalavano l’esistenza di grosse quantità di materiale interrato. Dopo sei operazioni di scavo, i militari dell’arma hanno confermato questa ipotesi, riscontrando la presenza di rifiuti, pericolosi e non pericolosi, fino ad una profondità di circa due metri.
I rilievi dell’Arpac hanno fatto luce sulla natura dei rifiuti andati a fuoco nel rogo, tra i quali sono stati rinvenuti materiali contenenti amianto, miscele bituminose contenenti catrame di carbone, tapparelle e bottiglie in plastica, plastica proveniente dallo smontaggio delle auto, scarti urbani indifferenziati, sfalci di potatura, pneumatici fuori uso, ingombranti, mattonelle e ceramiche, miscugli e scorie di cemento. L’intera area è stata sottoposta a sequestro probatorio e nei confronti dei proprietari dei due appezzamenti, A.I. di Casaluce (Ce) e C.S. di Napoli, ritenuti in concorso tra loro, sono state avviate le indagini per il reato di inquinamento ambientale e gestione illecita di rifiuti speciali.
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