La polizia di Stato, col coordinamento nazionale della Direzione centrale anticrimine, ha lanciato la campagna di prevenzione permanente intitolata Questo non è amore, utile a fornire informazioni alle donne che vivono situazioni di rischio per via della violenza domestica da parte dei partner. La suddetta campagna, ha evidenziato, infatti, che le principali cause dei femminicidi sono la lite e i motivi passionali. La fascia d’età più colpita è quella dai 31 ai 44 anni, ma nei primi nove mesi del 2020 si è rivelata quella delle donne over 65 che rappresentano il 30 per cento del totale delle vittime, che, nell’80 per cento dei casi sono di nazionalità italiana. Le restanti, invece, sono perlopiù rumene, anche in relazione alla maggior presenza sul territorio nazionale. La fascia d’età sopracitata accomuna le donne ma anche gli autori di tali reati (39 per cento), che in prevalenza sono italiani (74 per cento) e solo il due per cento sono minorenni. Essi utilizzano, per la maggior parte, un’arma impropria, come un coltello o un utensile da lavoro (martello, cacciavite, eccetera), ovvero un’arma da fuoco. Frequente anche il ricorso ad asfissia, soffocamento, strangolamento e percosse.
Il contrasto alla violenza di genere e, in particolare, ai reati di maltrattamenti in famiglia ex articolo 572 del codice penale e atti persecutori ex articolo 612 bis del codice penale, condotto dal questore di Salerno, si è svolto non solo con gli strumenti repressivi delle investigazioni e denunce, ma anche attraverso le misure di prevenzione, in conformità a quanto stabilito dalla recente legge 69 del 2019 denominata Codice rosso. Nel dettaglio, per il periodo che è andato dal 1 gennaio 2020 al 1 gennaio 2021, il questore ha emanato 18 ammonimenti per stalking e 52 per violenza domestica. Inoltre, ha avanzato al Tribunale di Salerno, sezione Misure di Prevenzione, 17 proposte di sorveglianza speciale della pubblica sicurezza, con applicazione dell’obbligo di soggiorno nei confronti di altrettanti soggetti, resisi responsabili dei predetti reati ai danni di familiari e/o donne conviventi o ex conviventi.
Tra coloro che sono stati oggetto dei seguenti provvedimenti, c’è D. M. G., trentatreenne, resosi responsabile di numerosi episodi di maltrattamenti nei confronti della madre la quale, quasi quotidianamente, subiva la violenza psichica e fisica del figlio che, a seguito di discussioni per futili motivi, dava in escandescenza, cercando di colpirla e danneggiando la casa, noncurante della presenza della sorella disabile. In più di un’occasione, per sfuggire a tali maltrattamenti, la donna era stata costretta ad allontanarsi dalla propria abitazione e ad attendere l’arrivo delle forze dell’ordine nelle abitazioni dei vicini. Allo stesso modo, nel corso degli ultimi anni, il soggetto si è reso responsabile del medesimo reato in danno della compagna convivente, nonché madre delle sue due figlie, la quale, ripetutamente e, anche qui, per futili motivi (quali, ad esempio, l’accusa infondata di avere altre relazioni sentimentali) veniva percossa riportando talvolta lesioni per le quali doveva ricorrere alle cure sanitarie. A carico di D. M. G., è stata irrogata dal Tribunale di Salerno, su proposta del questore, la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per la durata di tre anni.

Attenzione da parte del questore anche verso l’integrità fisica e morale dei minori. In tale contesto, infatti, I. A., quarantanovenne salernitano, ha ricevuto anch’egli la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno, per la durata di cinque anni. L’accusa mossa nei suoi confronti, è quella di detenzione di materiale pedopornografico ex articolo 600 quater del codice penale. In particolare, l’uomo, per avvicinare le proprie vittime, pubblicizzava attraverso profili social la propria attività di assistenza ai minori portatori di disabilità e di doposcuola per bambini delle scuole elementari, riuscendo finanche a collaborare con associazioni che organizzano campus estivi per bambini. Più volte sottoposto a indagini, sia in ambito nazionale che internazionale, veniva deferito all’autorità giudiziaria per essere stato trovato in possesso di ingente quantitativo di materiale pedopornografico, che provvedeva a divulgare attraverso i social network.
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